venerdì 11 dicembre 2015

La Stampa 11.12.15
Boschi costretta ad accostare
il papà al crac : “Un uomo perbene”
di Jacopo Iacoboni


«Mio padre è una persona perbene, sento disagio perché è finito sulle cronache non per quello che fa ma perché è mio padre».
Non importa tanto la frase in sé, pronunciata dal ministro per le riforme Maria Elena Boschi: importa che, non senza un elemento di paradossalità, sia stata costretta a pronunciarla, e quindi - dal punto di vista della comunicazione - a dover accostare la figura del padre e il crac di Banca Etruria, su una sollecitazione di Bruno Vespa. È così accaduto che quella cerimonia seriale - rito prevedibile di tutti i potenti al quale solo Enrico Letta, negli anni recenti, si è voluto sottrarre - si sia accesa improvvisamente di un momento biografico, un barlume di carne viva che andava oltre quello che diceva il ministro, e riguardava invece la sua posizione di figlia, il rapporto col padre, la difesa dalle tante critiche da sempre ricevute per quella famiglia, e i suoi legami e amici, nel mondo del potere aretino. Boschi ha poi aggiunto che suo padre «è stato vicepresidente per otto mesi fino a quando il governo ha commissariato la banca: non facciamo favoritismi o leggi personali».
Poi ha concluso: «Il governo ha fatto quello che riteneva giusto e che poteva fare». E qui le parole sono tornate calcolate e sicuramente preparate: non solo quello che loro «ritenevano giusto», ma quello che «potevano» fare, cioè che l’Unione europea gli ha lasciato fare. La figlia era tornata il ministro, la donna, il politico, che scarica un decreto da rivedere sull’ostilità dell’Europa rigorista.