Il Sole Domenica 20.12.15
Il mistero della stanza murata
L’archeologo Reeves ha ipotizzato la presenza di un vano nascosto attiguo alla tomba di Tutankhamon: sarebbe il sepolcro di Nefertiti
di Paolo Matthiae
«Sì. Cose meravigliose!»: questa fu la famosa risposta che con un filo di voce rotta dall’emozione Howard Carter diede, il 25 settembre 1922, a Lord Carnarvon che alle sue spalle gli chiedeva ansiosamente se riusciva a scorgere qualcosa attraverso la breccia aperta nella seconda porta sigillata della tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re di Tebe. Da quel giorno passarono settimane e settimane di incredibili ritrovamenti che scossero l’opinione pubblica di tutto il mondo mano a mano che procedeva quella che è stata senza dubbio la più sensazionale scoperta archeologica del Novecento.
Ora la più famosa delle tombe faraoniche della Valle dei Re che si apre dietro la spettacolare parete rocciosa di Deir el-Bahri nella Tebe occidentale, dove furono sepolti tutti i sovrani del Nuovo Regno, l’età gloriosa dell’impero d’Asia e di Nubia dei signori dell’Egitto, tranne il faraone “eretico” Akhenaton, padre di Tutankhamon, è balzata inaspettatamente di nuovo all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale per le dichiarazioni rilasciate da Nicholas Reeves, un autorevole egittologo, docente alla University of Arizona e specialista dell’età di Amarna, nome moderno di Akhetaton, la città fondata da Akhenaton quando abbandonò Tebe per farne la nuova capitale e il luogo di culto di Aton, il disco solare.
Per produrre una copia della famosa tomba per la villetta dello stesso Carter, che ancor oggi esiste a breve distanza dall’accesso alla valle, la società Factum Arte di Madrid ha prodotto una serie di scansioni digitali delle pitture murali che decorano la tomba e, sulla base di diverse tracce che emergerebbero sulla superficie dei dipinti, Reeves ha ritenuto di individuare due porte, oggi nascoste dagli intonaci delle pitture, sulle pareti ovest e nord della celebre tomba. Questa inattesa scoperta, ancora tutta da provare, ha indotto lo studioso a ritenere che nella tomba di Tutankhamon vi erano almeno due vani, che, per qualche motivo, non furono utilizzati quando avvenne la sepoltura del giovane faraone, i cui ingressi vennero murati e celati completamente alla vista.
Se già questa deduzione è della più grande suggestione, l’ipotesi interpretativa che Reeves ne ha proposto è estremamente attraente, anche se fortemente speculativa: per seppellire Tutankhamon, deceduto inaspettatamente in circostanze misteriose intorno all’età di diciotto anni, sarebbe stata utilizzata la tomba di Nefertiti, il cui nome significa La bella è venuta, amatissima sposa di Akhenaton e probabilmente madre dello stesso Tutankhamon, deceduta non molto tempo prima. Sempre secondo questa singolare ipotesi, il sepolcro della regina immortalata nello splendido busto del Museo di Berlino che rende appieno ragione della sua sfolgorante bellezza celebrata dai contemporanei, dovrebbe essere intatto dietro la porta nord dell’ambiente dove successivamente fu tumulato con il suo ricchissimo corredo il corpo del giovanissimo faraone.
In effetti, tra i molti misteri della più celebre tomba faraonica di Tebe, che spesso ha indotto a ritenere che se così strepitose ricchezze avevano accompagnato nell’Aldilà un faraone giovinetto e quasi insignificante inimmaginabili saranno stati i corredi di sovrano gloriosissimi come Thutmosis III o Ramses II, erano due fatti: da un lato, quel sepolcro è singolarmente angusto rispetto alla tipologia normale delle tombe faraoniche e, dall’altro, alcune sue particolarità planimetriche sono caratteristiche delle tombe regali femminili ben note dalla Valle delle Regine. È evidente che, nell’interpretazione dell’egittologo dell’Università dell’Arizona, queste singolarità non sarebbero più inspiegabili: la tomba era di una regina e Nefertiti sarebbe stata accolta nella Valle dei Re perché, anche se per brevissimo tempo, ella stessa avrebbe regnato come faraone succedendo a Akhenaton e avviando la restaurazione della religione ortodossa, benché durante la vita del marito scomparso fosse stata pienamente partecipe della straordinaria rivoluzione che, secondo convincenti studi recenti, non può che essere definita la prima reale affermazione nella storia di un rigoroso monoteismo.
Peraltro, se Akhenaton è oggi considerato dalla maggioranza degli studiosi un eccezionale, quanto sfortunato, riformatore religioso che nel suo non lungo regno arrivò, gradualmente ma coerentemente, a formulare il suo nuovo credo religioso componendo egli stesso gli splendidi inni ad Aton conservati in alcune tombe di suoi dignitari ad Amarna, Nefertiti rimane una figura per molti aspetti enigmatica. Malgrado qualche incertezza, è estremamente probabile che, sotto il nome di Neferneferuaton, la stessa Nefertiti sia stata correggente del marito alla fine del suo regno, mentre è solo possibile che ella abbia effettivamente regnato alla sua morte.
Del tutto incerto è, poi, l’atteggiamento che Nefertiti, se veramente divenne faraone, abbia avuto verso la fede monoteistica di cui era certo stata protagonista quando era la sposa amatissima del grande riformatore. È certo, al contrario, che il ristabilimento dell’ortodossia tebana avvenne sotto il regno di Tutankhamon, che mutò significativamente il suo nome da quello originario di Tutankhaton proprio in omaggio al grande dio di Tebe ed è verosimile che la straordinaria ricchezza del suo corredo funerario sia dipeso dalla gratitudine del clero di Amone per chi aveva restaurato l’ordine tradizionale.
L’interpretazione di Reeves ha sollevato non pochi dubbi soprattutto tra gli egittologi egiziani, che hanno ripetutamente dichiarato il loro scetticismo rispetto alla sua audace tesi ricostruttiva della struttura della tomba, per non parlare dell’ipotesi attributiva a Nefertiti del sepolcro originario del giovane faraone. Il più autorevole egittologo egiziano, Zahi Hawass, in particolare, non ha nascosto di ritenere affascinante, ma del tutto inverosimile l’ipotesi di Reeves, che, peraltro, non è certo smentita dalla pretesa esistenza al Museo Egizio del Cairo di una mummia della stessa Nefertiti, in quanto una tale identificazione è estremamente problematica e oggi, anzi, per lo più esclusa dalla maggior parte degli specialisti.
Nei giorni scorsi, dando corso con grande sollecitudine ad una precisa richiesta dello stesso Reeves, il Ministero delle Antichità d’Egitto ha fatto effettuare una serie di analisi scientifiche al radar e ai raggi infrarossi per provare se, dietro le due presunte porte nascoste della tomba di Tutankhamon, possa esser provata la presenza di spazi vuoti che sarebbero le camere funerarie attribuibili alla tomba di Nefertiti.
I risultati preliminari di queste analisi, condotte dallo specialista giapponese Hirokatsu Watanabe, sono stati comunicati dallo stesso Ministro egiziano Mamdouh Mohammed El-Damaty, che ha riferito di una forte probabilità della presenza di vani dietro a quelle due presunte porte: «c’è circa il 90% di possibilità che qualcosa – un altro vano, un’altra tomba – si celi dietro la camera funeraria di Tutankhamon».
Non si può dar torto a Reeves, che fin dall’inizio aveva dichiarato quest’estate annunciando la sua audace ipotesi: «Mi posso sbagliare e, se ho sbagliato, ho sbagliato, ma se appuriamo che quel che penso è vero, è un ritrovamento più importante della stessa scoperta di Tutankhamon!».