Il Sole Domenica 13.12.15
Il capo dei Fauves tra i suoi colleghi
Le opere di Matisse esposte a Palazzo Chiablese nel contesto delle sue amicizie e degli scambi artistici con altri pittori
di Cécile Debray
La figura di Matisse domina l’arte della prima metà del XX secolo. Artista prolifico, curioso e socievole, durante tutta la sua carriera è stato al centro dei dibattiti sulla scena artistica: volta a volta capogruppo dei Fauves, osservatore critico del cubismo, discepolo e amico dei suoi predecessori Signac, Renoir, Maillol, Bonnard, maestro di un’accademia e dell’intera generazione degli espressionisti europei, rivale di Picasso, precursore di un’arte astratta per giovani artisti come quelli dell’espressionismo astratto newyorkese o del movimento Supports/Surfaces in Francia.
L’abbondanza della sua corrispondenza conservata presso gli Archivi Matisse e man mano pubblicata mostra come il mondo sociale e amicale di Matisse fosse essenzialmente quello dell’arte: le lettere che riceveva o inviava sono di o per numerosi artisti amici (Bonnard, Camoin,Marquet, Rouault e Derain), i suoi committenti, editori, galleristi, alcuni direttori e conservatori di musei. Pochissimo coinvolto nella vita politica, si impegna piuttosto per venire in aiuto, per mezzo di petizioni o di finanziamenti, di artisti come Gris, Maillol o Laurens.
Nonostante il classico confronto con Picasso, il pittore della Danza è spesso sentito e presentato come una forza singolare, unica e isolata, come un maestro la cui influenza appare evidente. Approdato tardi alla pittura, apparendo già maturo e sviluppando una riflessione concettuale sull’arte che gli conferisce un ascendente sui suoi condiscepoli negli atelier, Matisse s’impone molto presto, sin dai suoi esordi nello studio di Gustave Moreau, come un’autorità intellettuale e artistica. La forza radicale della sua pittura, la sorprendente novità della sua opera alla svolta degli anni Trenta e, in una certa misura, il posto preponderante che, insieme a pochi altri come Picasso o Braque, egli occupa nell'elaborazione ideologica di un’arte moderna francese a partire dalla Prima guerra mondiale spiegano l'aura eccezionale di cui gode e che lo isola nettamente dal resto del contesto artistico, che è nondimeno il suo.
Attraverso una scelta effettuata a partire dall'abbondante collezione del Musée National d’art moderne - Centre Pompidou, ci è sembrato stimolante cercare di penetrare in questa torre d’avorio mostrando le opere di Matisse attraverso l’esatto contesto delle sue amicizie e degli scambi artistici con altri pittori. Così, per mezzo di confronti visivi con opere di artisti suoi contemporanei, è possibile cogliere non solo sottili influenze reciproche o fonti comuni, ma anche una sorta di “spirito del tempo”, che unisce Matisse e gli altri e che coinvolge momenti finora poco studiati, come il modernismo degli anni Quaranta e Cinquanta. C’è innegabilmente un’espressione plastica analoga nelle opere di Léger, Dufy, Le Corbusier, Matisse o anche di Picasso, che non è possibile ridurre ad alcune caratteristiche stilistiche come la tavolozza dei colori primari, la stilizzazione monumentale e decorativa del disegno, un’iconografia umanista, e che trova una risonanza particolare in un contesto politico-culturale più ampio.
Seguendo il percorso di Matisse, questa mostra si articola in dieci sezioni secondo un filo cronologico scandito da approfondimenti tematici. Ha inizio con gli esordi di Matisse e gli indefettibili legami d’amicizia che egli stringe con i condiscepoli dell’atelier di Gustave Moreau all’École des Beaux-Arts: Albert Marquet, Charles Camoin, Henri Manguin. Essi dipingono insieme serie di quadri da medesimi soggetti – caffettiere, vedute della Senna dallo studio, modelli in studio o sessioni di copie di dipinti al Louvre –, accomunati dall’insegnamento impartito dall’atelier più liberale di Parigi.
Un soggiorno nel Midi, a Collioure, nell’estate 1905, segna l’inizio dell’avventura del Fauvismo sotto l’egida di Matisse. Lo scandalo provocato dalla mostra dei dipinti dai colori puri di Matisse e dei suoi amici Manguin, Camoin e Marquet e di André Derain e Maurice de Vlaminck al Salon d’Automne del 1905 segna la nascita del movimento, al quale l’anno seguente si uniscono i giovani Braque e Dufy.
Matisse, che si è vivamente opposto alla svolta cubista di Braque nel 1908 e alla sua amicizia con Picasso, ammetterà tuttavia molto più tardi che «il cubismo deriva da Cézanne, che diceva che ogni cosa è cilindrica o cubica. Era un’epoca in cui non ci sentivamo imprigionati da uniformi, e quanto si poteva scoprire di audace e di nuovo nel quadro di un amico apparteneva a tutti». In effetti, nel settembre 1914 Matisse, non essendo stato chiamato alle armi, parte per Collioure, e vi ritrova Juan Gris. I dipinti che esegue allora sono fortemente segnati dalla riflessione condotta da Picasso, Braque e Gris a partire dagli anni 1909-10.
Alla fine del 1917, Matisse si stabilisce a Nizza. In questa città incontra Auguste Renoir, visita spesso lo studio di Maillol, ritrova l’amico Pierre Bonnard. Per il tramite dell’École des Beaux-Arts di Nizza conosce nuove modelle, come l’italiana Lorette. Moltiplica i ritratti e le composizioni di figura, tornando ad attingere alle sue prime fonti, ossia l’ Impressionismo, con lo studio degli ultimi dipinti di Renoir e di Monet. Attraverso questo dialogo coi suoi predecessori, Matisse partecipa a modo suo al ritorno al classicismo degli anni Venti, al pari di Derain o Picasso.
Al tempo stesso, ispirato dai suoi soggiorni in Marocco, Matisse reinventa nella linea di Delacroix il tema esotico dell’odalisca. Dichiara: «Quanto alle odalische, le avevo viste in Marocco, e fui così in grado di metterle senza finzione nelle mie tele al mio ritorno in Francia». Le sue modelle indossano colorati abiti orientalizzanti. La scenografia è costituita da accessori, fiori e stoffe che conferiscono all’insieme un’atmosfera lussureggiante e lasciva.
La densità dell’ornamentazione e del colore caratterizza i dipinti di questo periodo, che resterà a lungo emblematico dell'arte edonista e raffinata di Matisse. Si può parlare di successo commerciale e di una vera e propria moda. Attorno alle odalische di Matisse si viene a formare una corrente orientalista moderna e lo stesso Picasso, dopo la morte di Matisse, confiderà: «Quando Matisse è morto, mi ha lasciato in eredità le sue odalische, ed è questa la mia idea dell’Oriente, sebbene non ci sia mai stato».
Nel Midi Matisse ritrova Renoir, Maillol, Bonnard, con i quali condivide una medesima idea del colore espressa da opere intimiste trasfigurate dalla bionda luce del Sud. «La mia vita è tra le pareti del mio studio» dichiara al figlio Pierre. Gli anni Quaranta sono la stagione del ritorno alla pittura e degli “interni” di Vence. La raffigurazione dell’atelier costituisce un tema ricorrente presso parecchi artisti – Picasso, Braque, Dufy o Giacometti – quale immagine riflessiva e autoreferenziale della pittura in cui si mescolano affermazione del “mestiere”, spazio privato e di concentrazione a fronte della follia del mondo, e infine spazio mentale.
Con la Seconda guerra mondiale, i grandi artisti figurativi – Matisse, Léger, Picasso, Dufy – modificano il proprio stile in direzione di un trattamento grafico più sciolto e schematico e di una tavolozza di colori primari che fanno eco al linguaggio modernista di Le Corbusier o di Mondrian. Così, i dipinti eseguiti da Matisse dopo la grande decorazione per Barnes ritrovano una nuova economia formale che oggi appare chiaramente legata all'estetica degli anni Cinquanta.
A partire dal 1947, Matisse inventa una nuova tecnica, il guazzo ritagliato, che gli permette di ritagliare “al vivo” nel colore. Spiega: «Anziché disegnare il contorno e collocare al suo interno il colore – l’uno modificando l’altro –, disegno direttamente nel colore, che è tanto più misurato in quanto non è trasposto. Tale semplificazione garantisce precisione nella riunione delle due cose, che diventano un tutt’uno». Le nuove problematiche originate da Matisse avranno conseguenze notevoli sul lavoro degli artisti delle generazioni successive: gli espressionisti astratti come Rothko o Sam Francis, gli artisti di Supports/Surfaces come Vincent Bioulès, Claude Viallat o Jean-Pierre Pincemin, ma anche Simon Hantaï e molti altri. Grazie alla diffusione della sua opera negli Stati Uniti per merito di suo figlio Pierre, alle mostre delle opere della sua estrema maturità in Francia e al complesso decorativo e architettonico della cappella di Vence, l'arte di Matisse nutre di sé l'arte del XX e del XXI secolo.