Il Sole 9.12.15
La politica in numeri
Il «Front national» italiano? È il M5S, non la Lega Nord
di Roberto D’Alimonte
L’Italia non è la Francia. E Matteo Salvini non è Marine Le Pen. Sembra una cosa scontata e invece pare che lo si debba rammentare. L’uno è il leader di un partito che si chiama Lega Nord per l’indipendenza della Padania. L’altra guida un partito che si chiama Front National. Come si fa a pensare che siano la stessa cosa? È vero che Salvini cerca di far dimenticare le origini del suo partito non parlando più di Padania e omettendo sempre più di frequente il riferimento al Nord, ma è un espediente che funziona poco. La Lega di Salvini non è un partito nazionale. Il suo elettorato si concentra prevalentemente nelle regioni del Nord dove alle ultime europee ha preso il 12% dei voti contro l’1% nelle regioni del Sud. E non è nemmeno un partito nazionalista perché non è l’Italia, ma la Padania il suo riferimento ideale e il suo obiettivo politico. Nel suo statuto si parla esplicitamente di indipendenza della Padania e del suo riconoscimento internazionale quale “Repubblica federale indipendente e sovrana”. Tutto il contrario del partito di Marine Le Pen che invece ha fatto della identità nazionale il nocciolo duro del suo programma.
Né è credibile l’idea che Salvini possa convocare in un prossimo futuro un congresso straordinario per trasformare la Lega Nord in Lega nazionale. La Lega è quella che è. E lo sarà ancora a lungo. Ancorata a un passato che oggi sta stretto a Salvini, le cui ambizioni- queste sì - sono uguali a quelle di Marine Le Pen. Anche se volesse il leader della Lega Nord non si può permettere cambiamenti radicali che distruggerebbero l’attuale Lega senza certezze sulla possibilità di creare un partito di destra nazionale simile a quello francese. In questi casi l’ambiguità è una soluzione obbligata. Ed è questa la strategia oggi. In fondo la Lega Nord di Salvini è un po’ come il vecchio Pci. L’obiettivo del superamento del capitalismo era sempre lì, ma non se ne parlava mai. Così è per l’indipendenza della Padania. Ma Salvini ha certamente un merito. Ha ereditato una Lega Nord ridotta ai minimi termini e ne ha fatto il maggior partito del centro-destra italiano. Non è poco, ma non basta a farne il Fronte italiano.
Una cosa accomuna Lega Nord e Front National: la loro posizione fortemente critica su Europa e immigrazione. Queste sono questioni che oggi pagano sul piano elettorale. Ma non bastano a Salvini per far dimenticare agli elettori del centro-sud che il suo è un partito del Nord. L’espediente di attrarre questi elettori con una lista diversa da quella della Lega Nord, una lista incentrata sul suo nome, non ha funzionato alle ultime elezioni regionali ed è molto improbabile che possa funzionare alle prossime. In Puglia la lista Noi con Salvini ha preso il 2% dei voti. In Campania non si è nemmeno presentata.
L’Italia non è la Francia per un altro motivo che nuoce a Salvini. In Francia il Front National è la vera alternativa ai partiti tradizionali. Come tale raccoglie non solo i voti di coloro che vogliono meno Europa, meno immigrazione e più sicurezza, ma anche di quelli che puntano a un cambiamento radicale di classe dirigente. È il partito anti-establishment della Quinta Repubblica. Un partito tenuto ai margini per decenni da un sistema istituzionale ed elettorale che lo ha penalizzato. Ancora oggi dentro l’assemblea nazionale ci sono solo due deputati del Fronte su 577, pur avendo ottenuto quasi il 14% dei voti alle ultime elezioni politiche nel 2012. Ma questa emarginazione è diventata ora un vantaggio perché consente al partito di Marine Le Pen di apparire come diverso dagli altri e quindi di capitalizzare la voglia di cambiamento cui i partiti tradizionali non riescono a rispondere. La Lega di Salvini non ha questo vantaggio. È un partito che è stato a lungo al governo. E oggi si presenta ancora come alleato di un partito come Forza Italia che è membro del partito popolare europeo. È come se Sarkozy e Le Pen andassero a braccetto.
Da molti punti di vista, ma non tutti, è il M5s ad essere molto più simile al Front National. È questo il partito percepito da tanti elettori italiani, in tutte le zone del paese e in tutti i ceti sociali, come la vera alternativa alla casta. Le sue posizioni sulla immigrazione non sono quelle del Fronte di Marine Le Pen, nonostante gli ammiccamenti di Grillo verso gli elettori leghisti. Su questo tema il M5s non può permettersi di rincorrere la Lega Nord. La sua componente di sinistra si ribellerebbe. Ma sull’Europa invece è molto vicino alle posizioni del Front National e questo gli consente di togliere spazio a Salvini. Inoltre come il Front National beneficia della crisi economica e delle paure a essa associate. Insomma, il quadro politico italiano è molto più complesso e frammentato di quello francese e questo rende difficile per Salvini imitare Marine Le Pen. I due sistemi partitici sono semplicemente troppo diversi. Le vicende politiche francesi non avranno un effetto politico duraturo da noi, anche se i problemi che sollevano ci toccano da vicino. Oggi in Italia esiste certamente uno spazio politico per un partito come il Front National, ma è occupato da troppe formazioni in competizione tra loro.
In ogni caso solo domenica si vedrà cosa succederà veramente in Francia. Il primo turno ha fotografato le prime preferenze degli elettori e il Front National è arrivato primo, così come aveva già fatto alle ultime europee. Ma la sinistra e la destra hanno preso complessivamente più voti. La prima 7.806.562 e la seconda 6.884.785 contro i 6.052.733 del partito di Le Pen. Trattandosi di un sistema maggioritario non sono questi totali a decidere la partita, ma la distribuzione dei voti nelle varie regioni. Ma questi voti dicono che destra e sinistra rappresentano insieme ancora due terzi degli elettori francesi. Dipenderà da loro il risultato finale. Dipenderà soprattutto dal comportamento degli elettori dei partiti di sinistra esclusi dal secondo turno. Il bello dei secondi turni è che gli elettori, sia quelli dei partiti esclusi dal secondo turno sia quelli dei partiti presenti, sono davanti ad una scelta chiara. Dal loro voto dipende chi governa, e lo sanno. Di fronte a questa responsabilità molte cose possono cambiare, o nulla. Nell’un caso o nell’altro all’indomani del voto ne sapremo molto di più su quello che bolle all'interno della società francese.