martedì 8 dicembre 2015

Il Sole 8.12.15
Immigrazione, meno certezze sulle scelte Ue di solidarietà
di Marco Ludovico


Tra gli addetti ai lavori più accorti nessuno immagina che l’esito del voto francese possa determinare, a breve, un cambio di rotta delle politiche europee per l’immigrazione. Ma proprio gli osservatori più attenti sanno che non possono non considerare le influenze possibili; le linee di tendenza cons0lidate e ora invece a rischio di varianti; le scelte nazionali suscettibili a questo punto di modifiche e tali dunque, da condizionare, in via potenziale, gli indirizzi di Bruxelles. Il messaggio del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che chiede all’Europa di cambiare e di abbandonare le tattiche, è eloquente.
Del resto né la minaccia del terrorismo di matrice fondamentalista, né tantomeno i flussi di immigrazione verso il vecchio continente danno oggi segni di diminuzione. Se si tratta di fattori determinanti per la vittoria di Marine Le Pen, il punto è quanto possano diventarlo anche altrove. Negli ultimi giorni per esempio, in Italia sono giunti 5mila nuovi migranti. «Siamo sempre a cifre inferiori di circa il dieci per cento rispetto all’anno scorso» ricorda il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento Libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno. Al dicastero guidato da Angelino Alfano, come è ovvio, nessuno si sogna di modificare le scelte sin qui compiute davanti a uno sforzo immane di accoglienza ma anche di controlli. Di certo, questi ultimi, rafforzati rispetto al passato, sotto la guida del dipartimento di Ps svolta dal prefetto Alessandro Pansa. «Lo slogan europeo, del resto – rammenta Morcone – sull’immigrazione si fonda sul binomio responsabilità-solidarietà». Contraddistinto dall’accoglienza dei profughi e di tutti coloro che hanno diritto a una forma di protezione internazionale. Insieme al compito, in capo a ciascun stato membro, di verificare gli ingressi degli irregolari per disporre espulsioni e rimpatri. Un sistema fondante del meccanismo di relocation che di contro vedrà presto in Italia l’apertura, oltre Lampedusa, anche degli altri hotspot, i centri di primo approdo chiesti proprio da Bruxelles per garantire un flusso di sbarchi controllati nelle varie modalità di accertamento dell’identità e dei requisiti. «Abbiamo fatto uno sforzo di accoglienza come mai era capitato prima e dobbiamo riconoscere che non è stato facile visti tutti gli ostacoli, compresi quelli politici, disseminati in questo cammino» sottolinea Morcone. Adesso, però, i timori non mancano: «Bisogna riscoprire in pieno il principio di solidarietà del trattato di Lisbona – sostiene il capo delle Libertà civili – è chiaro che certi atteggiamenti non aiutano». Il riferimento non è soltanto alla posizione di Le Pen: «Penso alle frontiere blindate o a chi ha parlato di porre limiti alle richieste d’asilo». Senza però mai dimenticare, aggiunge il prefetto, «che poi si tratta di scelte travolte dalla realtà, come si è visto, perché i bisogni e la forza delle masse umanitarie travolgono ogni ottusa e retriva scelta di stampo xenofobo o comunque non solidale». Ieri Morcone è stato a Bruxelles in audizione alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e ha incontrato anche il direttore generale Mathias Ruete. L’Italia si batte per consolidare in Europa le sue posizioni in materia di immigrazione anche perché la sua posizione geografica non le consente scelte diverse. «Sono semmai da confermare e rafforzare con convinzione – mette in evidenza Morcone –, è la strada fin qui seguita dal ministro dell’Interno e dal premier». Il timore malcelato è un altro: «Sarebbe una sciagura se le forze più progressisiste, in nome di un malcelato consenso politico da non perdere, inseguissero le posizioni oggi conclamate della Le Pen. Oltre a rinnegare una storia di tradizioni e valori, il rischio è di far saltare un lavoro difficile fin qui costruito, frutto di equilibriofragili e fondato, appunto, su un binomio così indiscutibile come quello di responsabilità e solidarietà».