giovedì 31 dicembre 2015

Il Sole 31.12.15
La politica in numeri
Il premier punta sul referendum perché incassa consensi trasversali
di Roberto D'Alimonte


Il 2016 sarà l’anno del referendum sulla riforma costituzionale. Così ha ripetuto il premier nella sua conferenza stampa di fine anno. E ha aggiunto testualmente: «Se lo perdessi sarebbe il fallimento della mia esperienza in politica». A giudicare dai dati che abbiamo in mano ora Renzi ha buone chance di vincere la sua scommessa, ma l’esito non è del tutto scontato. Nell’ultimo sondaggio Cise-Il Sole 24 Ore (si veda Il Sole 24 Ore del 29 novembre) c’erano tre domande sul referendum costituzionale. In prima battuta è stato chiesto agli intervistati se per loro la riforma fosse una cosa positiva. Il 55% ha risposto che era d’accordo o molto d’accordo con questa affermazione. Il restante 45% si è dichiarato per niente d'accordo (23%) o poco d’accordo (22%). Una chiara maggioranza a favore ma non una maggioranza schiacciante.
Ma quanti andranno a votare? Anche se, come è noto, la validità di questo referendum non è legata a un quorum di partecipanti, l’affluenza alle urne sarà un fattore importante. La seconda domanda del sondaggio riguardava questo aspetto. Il 67% degli intervistati ha dichiarato che sarebbe andato a votare contro il 18% che ha risposto negativamente e il 15% di indecisi. Infine, a quelli che hanno risposto che sarebbero andati a votare è stato chiesto come si sarebbero espressi. Il 68% ha dichiarato che avrebbe votato a favore della riforma, il 32 contro.
Sono dati di sondaggio. Vanno presi con le molle. Le domande sono state fatte a freddo, a quasi un anno di distanza dal voto che presumibilmente sarà a ottobre 2016. Ci sarà una campagna elettorale molto vivace. Qualcuno cambierà opinione. Il quadro politico-economico potrebbe essere molto diverso da quello attuale. E così via. Tutte queste sono osservazioni legittime che suggeriscono cautela. Eppure questi numeri indicano una tendenza da non sottovalutare. L’opinione pubblica sembra essere in maggioranza favorevole alla riforma costituzionale, ma l’area della incertezza resta elevata. Sulla base di questi dati solo un terzo del complesso degli elettori ha già maturato la decisione di votare a favore (il 33%) contro un 15% che voterà contro. Ma cosa farà l’altra metà (il 52%)? Una parte non andrà a votare. Circa il 33%. Gli altri dicono che andranno a votare, ma non sanno ancora come voteranno. Da qui l’incertezza.
Ma se questi dati dicono il vero sarà difficile per gli oppositori della riforma riuscire a ribaltare il quadro fotografato qui. I 18 punti percentuali che separano chi è favorevole da chi è contrario sono tanti. Questo gap potrebbe essere colmato solo se la partecipazione alle urne fosse più alta di quella registrata oggi e se tutti o quasi gli indecisi di oggi decidessero di votare contro la riforma domani. Sono condizioni improbabili. È vero che la campagna elettorale vedrà il Pd praticamente da solo contro tutti, ma a Renzi non mancano argomenti validi per difendere la bontà della riforma. Mentre alcuni dei suoi avversari faranno fatica a giustificare il no a una riforma che, fino a un certo punto, hanno votato (è il caso di Foza Italia) o che li potrebbe avvantaggiare. Quest’ultimo è il caso del M5s, perché senza riforma costituzionale (e quindi con il Senato attuale) l’Italicum sarebbe inservibile. E questa non è una buona cosa per il movimento di Grillo, come ha dimostrato il nostro sondaggio.
Inoltre, come si vede dalla tabella in pagina, non sono pochi gli elettori dei partiti di opposizione che dichiarano di essere favorevoli alla riforma, nonostante la posizione contraria dei loro partiti di riferimento. Nel caso di coloro che intendono votare Forza Italia il 37% dice che non andrà a votare, ma tra quelli che voteranno il 47% è favorevole. Tra i leghisti la percentuale dei favorevoli scende al 23%. Ma c’è da dire che la riforma piace anche ad una fetta di elettori del M5s. Il 26% di loro è disposto ad approvarla. Il dato che colpisce di più però è il comportamento stimato degli elettori di sinistra. L’opposizione più netta alla riforma è qui dentro. Infatti il 50% di loro dichiara che voterà contro. Tra tutti quelli che hanno espresso una intenzione di voto per un partito è la percentuale decisamente più alta. A sinistra la nuova Costituzione decisamente non piace. Ma Renzi dovrebbe riuscire comunque a vincere la sua scommessa anche senza la sinistra. E se la vincerà cambierà non solo il quadro istituzionale, ma anche quello politico. Infatti, non è affatto irrilevante che il sì alla riforma possa far breccia tra gli elettori dei partiti del centro-destra e del M5s, come si vede da questi dati. Dopo il referendum sarà tutta una altra storia. Sia che Renzi lo vinca sia che lo perda.