Il Sole 2.12.15
Le elezioni di domenica. Marine Le Pen secondo i sondaggi dovrebbe aggiudicarsene almeno due
Francia, il Fronte nazionale alla conquista delle regioni
di Marco Moussanet
Parigi François Hollande non è più il presidente meno popolare di sempre. La sua gestione dell’emergenza terrorismo (e l’onnipresenza televisiva per oltre due settimane, vertice sul clima compreso) gli ha consentito di recuperare 20 punti nei sondaggi. Pur restando in territorio negativo, è tornato ai livelli dell’ottobre 2012.
Purtroppo per lui, per il partito socialista e per la sinistra in genere, questo risultato non sembra avere alcun impatto sulle intenzioni di voto alle imminenti elezioni regionali (domenica il primo turno, con ballottaggi il 13). Secondo le ultime rilevazioni, a livello nazionale le liste del centro-destra (il cui leader è l’ex presidente Nicolas Sarkozy) e quelle dell’estrema destra (il Front National di Marine Le Pen) sarebbero alla pari al 28%, con il Ps al 22% e Verdi ed estrema sinistra al 12 per cento.
Per la “gauche” – che oggi guida 21 regioni su 22 - si preannuncia insomma una pesantissima sconfitta: riuscirebbe a stento a conservare tre delle 13 regioni nate dall’accorpamento frutto della recente riforma territoriale. Otto passerebbero alla destra e due al Front National.
Marine Le Pen è largamente in testa nel Nord-Pas-de-Calais-Picardie (capoluogo Lille), con un 40% al primo turno e un 43% al secondo (in caso di ballottaggio a tre, 50% alla pari con la destra in caso di “alleanza repubblicana” destra-sinistra anti-Fronte). Mentre la giovane nipote Marion Maréchal-Le Pen (appena venticinquenne) potrebbe riuscire a conquistare la Provence-Alpes-Cotes d’Azur (capoluogo Marsiglia): avrebbe infatti il 40% al primo turno e il 41% al secondo, battendo nettamente le liste di destra e di sinistra.
Con la possibilità che il Front National domenica sera sia in testa in altre due regioni: Alsace-Champagne-Ardenne-Lorraine (capoluogo Strasburgo, lista guidata da Florian Philippot, numero due del partito) e Bourgogne-Franche-Comté (Digione).
Certo, molto dipende dalle decisioni che prenderanno i Républicains di Sarkozy e il Ps all’indomani del primo turno. Se infatti dovessero decidere di unire le loro forze (ritirando la lista arrivata in terza posizione o addirittura fondendo le liste in una sorta di inedita “unità nazionale” di fronte al pericolo lepenista) forse potrebbero evitare il trionfo del Front National. Che ha assolutamente bisogno di conquistare almeno una regione come trampolino di lancio verso le presidenziali del 2017.
Ma sarà comunque un nuovo e ancora più forte terremoto politico. E in ogni caso un successo per l’estrema destra, favorita dal contesto politico e sociale in cui si inserisce il voto. «Sono in atto – spiega bene il politologo e sociologo Gilles Ivaldi – due dinamiche. La prima, precedente gli attentati, è quella della crisi economica e dell’aumento della disoccupazione, che ha ottobre ha fatto segnare un nuovo record. La seconda è quella della crisi migratoria e del terrorismo islamico. In questo contesto l’estrema destra non ha praticamente bisogno di fare campagna elettorale, i voti arrivano da soli».
E invece il Front National la campagna la fa eccome. Con grande intelligenza. Dopo aver passato anni a percorrere campagne e periferie spesso trascurate dalle forze politiche istituzionali, ora la sta chiudendo limitandosi a osservare che molte delle misure annunciate da Hollande dopo gli attentati (i controlli alle frontiere, la possibilità per i poliziotti di essere sempre armati, la decadenza della nazionalità francese) sono da tempo nel programma del partito.
Di fronte alla prospettiva molto concreta di un successo del Front National, e dell’attrazione che ormai esercita su moltissimi piccoli imprenditori, persino il Medef (la Confindustria francese) ha deciso di scendere in campo. Il suo presidente Pierre Gattaz ha lanciato l’allarme sul programma economico del Fn (referendum sull’uscita dall’euro, pensione a 60 anni, aumento dei salari minimi), spiegando che l’arrivo al potere dell’estrema destra sarebbe catastrofico e «riporterebbe la Francia indietro di decenni».