il manifesto 9.12.15
L’altro Giubileo. I senza casa occupano due edifici del Vaticano: «Fermate la guerra contro i poveri»
I movimenti per il diritto all'abitare occupano un complesso dei padri monfortiani a 37 chilometri in macchina da Piazza San Pietro a Roma. 170 famiglie trovano casa nel giorno di inizio del Giubileo in una Roma sospesa nello stato di emergenza
di Roberto Ciccarelli
ROMA Sotto il cielo di Roma occupato da elicotteri HH212 per l’intercettazione dei droni, mentre gli intercettori EF2000 difendevano l’aria sospesa nel primo giorno del Giubileo e un Predator senza pilota sorvegliava con sensori e radar obiettivi a presunto rischio attacco terroristico, ieri 170 famiglie e centinaia di poveri italiani e stranieri senza dimora hanno occupato due stabili inutilizzati dai padri monfortani in via Prenestina.
«No al Giubileo dei divieti e della guerra ai poveri» si è letto sullo striscione a sfondo nero appeso al cancello d’entrata del gigantesco complesso. Siamo al civico 1391, a 37 chilometri di macchina da piazza San Pietro dove Papa Bergoglio ieri ha aperto la Porta Santa per il giubileo della misericordia. Donne, uomini, bambini, giovani con le maschere di Anonymous e la bandiera rossa con il simbolo delle occupazioni – un fulmine nel cerchio – hanno occupato in questa terra di nessuno tra il «Sacro Gra», la corona che circonda la Capitale in un anello elastico e grande come il mondo. Dall’altra parte, con le spalle al centro, c’è la lingua d’asfalto della A1 che si allunga verso Palestrina, Colleferro e si riposa a Napoli.
Per dare conto dell’immensità di questa città di case senza gente e di gente senza case, nella mappa mentale del lettore basta collocare questo complesso dei padri monfortiani a otto chilometri di moto da via di Tor Bella Monica e a venti minuti di macchina dall’uscita della A1. Roma, città cupa d’Europa, commissariata, in uno stato di eccezione che garantisce la sicurezza dell’evento religioso dell’anno, ieri era disabitata. Traffico azzerato, chiusi i palazzi, niente turisti, militari guardinghi che presidiavano con i loro fucili d’assalto metropolitane, stazioni. Come se fossero a Kabul. I negozi erano aperti, ma vuoti di acquisti. Nel giorno più lungo del ponte dell’Immacolata, l’unico luogo dove ieri la vita pulsava era via Prenestina 1391.
Dopo pochi minuti sono arrivati numerosi blindati. Allarme rosso a 37 chilometri dal luogo dei luoghi della cristianità, nel giorno in cui la No-Fly Zone è entrata in vigore. Gli occupanti a centinaia si sono riparati in alto, sui tetti della palazzina scheggiata, costruita con uno stile che ricorda il realismo socialista. A contatto con un cielo appena velato, ma privo di droni e di intercettori militari, si è aperta la vista sull’agro romano. In basso c’era l’assedio, in alto la libertà. Roma è così: città follemente urbanizzata, rinchiusa in se stessa, con un orizzonte invalicabile, ottusa e soffocante. E poi, lì dove meno te lo aspetti, il mondo si apre e mostra la sua campagna docile, dorata, tinta di giallo, di verde, solcata placidamente, da secoli in attesa. Tra giacche a vento, cappelli, sorrisi gli occupanti sono rimasti a guardarla. Ci sono volute quattro ore di trattativa, anche con i padri monfortani, per far desistere le forze dell’ordine dallo sgombero. Il piccolo esercito si è ritirato, per il momento. Uomini e mezzi sono tornati nelle loro caserme, in pace.
Nel frattempo le porte della chiesa sono state aperte. Sembrava un ritorno alla normalità, alla festa dei cattolici. Agli abitanti di Colle Monfortani, il quartiere nato attorno a questo presidio di case sulla Prenestina, è stato permesso di assistere alla messa nel complesso assediato. Senza assalti, violenze, sgomberi. Terminata la funzione, un occupante ha spiegato la vita di chi non ha una casa e vuole affermare il suo diritto ad averne una. La richiesta dei movimenti per il diritto all’abitare è il blocco degli sfratti, stanziamenti e politiche pubbliche per gli alloggi. Stop a trovate «demagogiche» come il bonus per l’affitto.
Scenari di guerra a bassa intensità in un conflitto che si svolge nel pianeta oscuro delle «smart cities», le «città intelligenti» a misura di grandi eventi turistici: Expo o Giubileo, il vero prodotto del «made in Italy» straccione. I poveri non hanno le case e occupano. Il governo Renzi approva il piano casa, intestato all’ex ministro Lupi (Ncd), dimessosi a seguito dello scandalo «Grandi opere», pur non essendo indagato. In questa legge c’è una norma liberticida – l’articolo 5 – escogitata per impedire le occupazioni e criminalizzarle. Si tagliano servizi e utenze, si nega la residenza e la sanità agli occupanti. Mentre continuano sgomberi, o ne vengono minacciati altri contro chi occupa per necessità. Papa Bergoglio ha aperto la Porta Santa. I movimenti per la casa hanno aperto quelle per il diritto all’abitare.