venerdì 4 dicembre 2015

il manifesto 4.12.15
«Mass shooting», il 31% avviene negli Stati Uniti
La strage infinita. Negli Usa 353 casi di mass shooting, più di uno al giorno
Un americano su 3 conosce qualcuno che è stato colpito da una pallottola, la media nazionale è 10,6 morti per arma da fuoco per 100mila residenti
di Marina Catucci


In America, dall’inizio del 2015, sono avvenuti 353 casi di mass shooting, più di uno al giorno. Questo il dato fornito dal sito ShootingTraker​.com e rimbalzato in tutte le analisi del caso di San Bernardino. Ma analizzando non solo i casi di omicidio di massa, ma tutti i dati riguardanti i morti da arma da fuoco, i numeri aumentano.
Secondo la Violence Archive (Gva), società no profit che si occupa di tenere questo macabro conto, solo in quest’anno gli episodi di violenza per arma da fuoco sono stati 48.297 (pari a circa un terzo dei soldati americani morti durante l’intero conflitto in Vietnam), e hanno causato 12.219 morti e 24.716 feriti; 1.125 volte un’arma è stata usata per legittima difesa, 1.748 volte per errore. Sono stati coinvolti 640 bambini tra gli 0 e gli 11 anni e 2.422 adolescenti tra i 12 e i 17 anni.
Un americano su 3 conosce qualcuno che è stato colpito da una pallottola, la media nazionale è 10,6 morti per arma da fuoco per 100.000 residenti.
Questi dati comprendono anche i mass shooting, gli omicidi di massa, ma non solo. Per mass shooting si intendono episodi di violenza in cui uno o più uomini armati sparano ad altre persone e in cui i morti e i feriti (compresi quelli che hanno sparato) sono almeno quattro.
E’ difficile avere dati chiari che permettano di capire se negli Stati Uniti le stragi siano aumentate negli ultimi anni perché fino ad alcuni anni fa si utilizzava uno standard di valutazione diverso e si consideravano mass shooting solamente sparatorie in cui morivano almeno quattro persone, non contando i feriti, nemmeno se gravi.
Guardando agli ultimi due anni e con fonti non ufficiali, derivate da notizie di giornali e tv, si può però osservare un aumento di sparatorie in cui la somma di morti e feriti è uguale o superiore a quattro: nel 2014 i mass shooting sono stati 336, nel 2013 363, ed è quindi molto probabile che il 2015 diventerà a breve il peggiore di quest’ultimo triennio. Tenendo conto che la popolazione americana è il 5% di quella mondiale vediamo che rappresenta quasi la metà dei possessori di armi da fuoco del pianeta. E negli Usa avvengono il 31% dei mass shooting globali.
In linea generale si può dire anche che gli stati più densamente popolati tendono ad avere meno morti per arma da fuoco ma non ci si può spingere fino a dire che il fenomeno sia geograficamente circoscrivibile ad un’area americana.
La Kaiser Family Foundation ha messo insieme i dati relativi alle diverse cause legate alle morti per armi da fuoco (aggressione, sparatorie della polizia, suicidio, morti accidentali) e emerso che i due stati con il più alto tasso di questo tipo di morti sono l’Alaska (19,8) e la Louisiana (19,3), seguono l’Alabama (16,2) e il Mississipi (16,1) mentre gli stati con il tasso più basso sono risultati il Massachusetts (3,1) e le Hawaii (2,6). Entrambi gli stati hanno alcune delle leggi più severe sul controllo delle armi nel paese.
Secondo i dati dell’Fbi in questo ultimo fine settimana, durante il Black Friday, giorno di grandi sconti successivo al giorno del ringraziamento, si è registrato un picco nell’acquisto di armi, come non se ne vedeva da anni: si sono registrate 185.345 richieste di acquisto contro le 175.754 del 2014, un incremento del 5%.