il manifesto 15.12.15
Consulta, obbligo di trattare con M5S
Parlamento. A vuoto anche la trentesima votazione per tre componenti della Corte costituzionale. Da stasera votazioni a oltranza, a fine seduta. Il presidente del Consiglio costretto all’accordo con i grillini
A. Fab.
ROMA Ventinove votazioni a vuoto in un anno e mezzo, tre soltanto negli ultimi venti giorni e il Pd cosa propone: scheda bianca per la trentesima votazione, e così anche ieri pomeriggio il parlamento in seduta comune non ha eletto i tre giudici che mancano alla Consulta da un tempo ormai record. Scheda bianca per prendere altro tempo, anche se l’unica strada possibile per uscire dall’impasse è ormai chiara anche ai renziani più devoti agli ultimatum del capo. Serve un accordo con il Movimento 5 Stelle, i grillini del resto hanno già da giorni mutato atteggiamento e sono pronti a sostenere il candidato di Renzi, Augusto Barbera, solo chiedendo che venga fatto cadere il prescelto dai Berlusconiani — prescelto sulla carta visto che l’avvocato Francesco Paolo Sisto non mette d’accordo neanche i suoi. Da stasera il parlamento sarà convocato ogni sera alle 19 (e lo spoglio ci sarà solo verso le 23); le premesse per un cambio di schema e dunque una soluzione — se non oggi, domani — ci sono, ma solo le premesse.
Renzi non vuole cedere su Barbera perché il professore è stato un tenace sostenitore della riforma costituzionale e soprattutto della legge elettorale, che o presto (attraverso i ricorsi in tribunale) o tardi (attraverso l’iniziativa della minoranza in parlamento, una volta promulgata la legge di revisione della Costituzione) arriverà davanti ai giudici delle leggi. Il presidente del Consiglio non accetta che per chiudere un accordo i 5 Stelle vogliano sindacare le scelte del Pd, e d’altra parte i 5 Stelle hanno risparmiato il fastidio ai democratici selezionando all’interno della loro rosa l’unico candidato che non si è mai avanzato critiche all’Italicum. Si tratta del professore emerito Franco Modugno, l’unico che anche nella votazione di ieri ha raccolto voti in maniera significativa (110, comunque qualcuno in più dei votanti grillini).
La votazione di ieri si è fatta notare soprattutto per gli assenti, oltre duecento. D’altronde la seduta di lunedì è tradizionalmente difficile perché scarsamente frequentata. Impossibile in queste condizioni raggiungere qualsiasi accordo e il problema rischia di riproporsi oggi, visto che alla camera lavorano ancora soltanto le commissioni, soprattutto la commissione bilancio sulla legge di stabilità e gli argomenti all’ordine del giorno (come il caso delle banche) non sono di quelli che favoriscono accordi.
Un accordo tra il Pd, il resto degli alleati centristi di governo e il Movimento 5 Stelle, al quale potrebbero aderire i parlamentari di Sinistra italiana, si potrebbe chiudere sacrificando Sisto. E convincendo gli indecisi di Forza Italia a rinunciare del tutto al loro candidato, anche con l’argomento che molto presto potrebbe presentarsi l’occasione di scegliere ancora un altro giudice di nomina parlamentare.
Il terzo giudice, allora, oltre Barbera e Modugno, potrebbe essere un candidato dei centristi, ma non la professoressa Ida Nicotra indicata da Alfano ma impallinata già al debutto, due votazioni fa. Il Corriere della Sera ieri ha fatto il nome del giurista Alessandro Pajno, tra gli uomini più vicini al presidente della Repubblica Mattarella, che non incontrerebbe obiezioni tra i grillini. È un cattolico ma non esattamente nelle corde del Nuovo centrodestra e ha più il profilo per essere indicato alla Consulta dalle supreme magistrature amministrative (è presidente di sezione del Consiglio di Stato) o eventualmente dal presidente della Repubblica. Renzi punta a una composizione della Corte che gli dia garanzie nel giudizio sull’Italicum, le camere conservano nello scrutinio segreto gli ultimi spazi di manovra e così sono trascorsi invano diciotto mesi di votazioni inutili. Da stasera a oltranza.