sabato 12 dicembre 2015

Il Fatto 12.12.15
Dopo Marx
e Gramsci, Togliatti e Craxi, ecco Nardella
di FDE


Il renziano Dario Narde, originario di Torre del Greco, in provincia di Napoli, e oggi sindaco di Firenze, ha stilato in un’intervista al Corriere della Sera il certificato di morte della socialdemocrazia e della sinistra in generale. Questa la lapide funebre scolpita dal pensatore Nardella: “Lo schema della contrapposizione tra destra e sinistra non è più sufficiente a leggere il nostro tempo. La socialdemocrazia è alla canna del gas in tutta Europa”. Dopo il crollo del Muro e la svolta della Bolognina, ecco quindi un’altra pagina fatidica per la storia della sinistra nell’intero orbe terracqueo, in coincidenza con l’apertura della Leopolda, bastione della rivoluzione liquida del renzismo. Per integrare il De Profundis intonato dal sindaco di Firenze e rendere più solenne il necrologio della sinistra è utile ricordare che il nome di Nardella a questo punto va nel Pantheon del pensiero progressista, insieme con Marx ed Engels, Bordiga e Gramsci, Togliatti e Berlinguer, Occhetto e finanche Craxi. Il Manifesto del Partito Comunista venne scritto da Marx ed Engels alla metà del diciannovesimo secolo: “Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi”. Per quanto riguarda il nostro Paese, la data spartiacque fu nel 1921 con la scissione di Livorno, quando i comunisti si staccarono dal Partito socialista. Capo del nuovo partito era di fatto Bordiga e Gramsci sedeva nel comitato centrale. Dopo la guerra, la realpolitik del Pci fu incarnata da Palmiro Togliatti. Altro grande segretario è stato Enrico Berlinguer. Negli anni Ottanta, invece, Craxi agganciò il socialismo all’elaborazione di Proudhon. Da ieri, il Pd è agganciato al pensiero di Nardella.