Corriere 9.12.15
La guerra di Tripoli Governi e pubblica opinione
risponde Sergio Romano
La Francia, come ho appreso da una sua recente risposta, poté occupare la Tunisia in base agli accordi del congresso di Berlino del 1878. Quali furono invece gli accordi diplomatici che intercorsero affinché’ Italia potesse occupare nel 1911 Tripolitania e Cirenaica allora territori ottomani?
Cesare Scotti
Caro Scotti,
Vi fu una lunga preparazione diplomatica che cominciò più di dieci anni prima. Nel 1900, il ministro degli Esteri italiano e l’ambasciatore di Francia a Roma si scrissero lettere con cui i due Paesi si promettevano uno scambio di favori: l’Italia non si sarebbe opposta alle ambizioni francesi in Marocco e la Francia avrebbe rispettato gli interessi italiani in Tripolitania. L’accordo fu confermato, con qualche maggiore precisazione, nel 1902. La Gran Bretagna, nel frattempo, si era spinta sino a dichiarare che se vi fossero stati mutamenti sulle coste del Mediterraneo, occorreva che questi mutamenti avvenissero «in conformità agli interessi italiani». Fu sondata anche la Russia, in occasione di una visita dello zar in Italia, senza che il governo di Pietroburgo sollevasse obiezioni.
Il solo Paese in cui potessero sorgere difficoltà era la Germania, dove l’imperatore Guglielmo coltivava i rapporti con l’Impero Ottomano. Ma il governo tedesco giunse alla conclusione che i rapporti con l’Italia fossero più importanti di quelli con la Turchia e non si mise di traverso. L’imperatore invece definì la guerra una «rapina», ma soltanto nel corso di conversazioni private, e ironizzò sarcasticamente su un Paese «che andava a cercare le colonie altrove quando ne aveva a casa propria». In realtà nessuno in Europa, tranne la Russia, vedeva con piacere una guerra che avrebbe accelerato la crisi dello Stato ottomano; ma nessuno Stato europeo aveva i titoli per impedire all’Italia di fare ciò che quasi tutti avevano fatto in circostanze analoghe. Nella storia del colonialismo europeo nessuno può scagliare la prima pietra.
Le reazioni negative cominciarono dopo l’inizio delle operazioni militari soprattutto sulla stampa internazionale e nella pubblica opinione. Qualche giornale, anche in Inghilterra, scrisse che le truppe italiane si erano comportate brutalmente e che le loro rappresaglie, dopo il massacro dei bersaglieri nell’oasi di Sciara Sciat, erano state feroci. Ancora più interessanti, tuttavia, furono le reazioni delle società musulmane in Africa e in Asia. In India vi furono manifestazioni anti-italiane a Madras, Calcutta, Lahore, Bombay, Karachi. A Londra e al Cairo furono creati comitati della Mezzaluna Rossa per la raccolta di fondi e l’invio di medici e infermieri nelle linee turche. Erano i segni premonitori di una nazionalismo arabo-musulmano che si manifesterà in forme sempre più incisive dopo la fine della Grande guerra.