venerdì 4 dicembre 2015

Corriere 4.12.15
In un documentario i tormenti della Cia
di Massimo Gaggi


U n uomo anziano dai tratti latini entra in una chiesa deserta. Si inginocchia con un rosario tra le mani. Ha l’aria sofferta. Sta prendendo decisioni difficili, avverte una voce fuori campo. Sembra una scena del «Padrino» ma non lo è. L’uomo inquadrato dalla telecamera è Leon Panetta, l’italoamericano che è stato capo di gabinetto di Bill Clinton alla Casa Bianca, capo del Pentagono con Obama e anche capo della Cia. Ed è per quest’ultimo ruolo che gli autori di «The Spymaster», un eccezionale documentario sulle decisioni di vita e di morte e i dubbi morali dei capi dell’ intelligence appena trasmesso negli Usa dalla rete Showtime, hanno scelto lui per le scene iniziali: Panetta confessa i suoi tormenti, soprattutto quelli del 2009 quando venne individuata la mente di un attacco di terroristi suicidi in una base dell’Afghanistan che costò la vita a sette agenti della Cia, l’episodio narrato nel film di Kathryn Bigelow «Zero Dark Thirty». Il terrorista è in un compound in Pakistan, ma con lui ci sono anche moglie e figlio. Il politico democratico riflette, temporeggia, ma alla fine autorizza la distruzione del compound coi missili lanciati da un drone: «Questa è una guerra, eliminarlo era un’assoluta priorità: ho deciso secondo coscienza».
   Dubbi che hanno scosso anche altri capi dell’ intelligence chiamati a decidere uccisioni o l’uso di metodi violenti, ai limiti della tortura, negli interrogatori di terroristi catturati. Un affresco drammatico, agghiacciante e umano al tempo stesso, quello che viene fuori dal lungometraggio nel quale Gideon e Jules Naudet sono riusciti a intervistare tutti i 12 capi della Central Intelligence Agency ancora in vita, compresi l’ex presidente George Bush (padre) e George Tennet, al vertice dal 1997 al 2004, che non aveva mai parlato. Tennet ammette gli errori di analisi sulle armi proibite di Saddam Hussein (informazioni errate alla base dell’invasione dell’ Iraq) mentre per gli attacchi dell’11 settembre 2001 se la prende con le distrazioni della Casa Bianca. Uomini tormentati, ma anche divisi tra loro. Nel documentario sono divisi in due fazioni: quelli che come il direttore attuale, John Brennan, considerano la tortura una pagina nera e preferiscono colpire coi droni. Mentre altri come Michael Hayden e lo stesso Tennet negano il ricorso a vere torture, sostengono che le confessioni così ottenute hanno evitato molte stragi, mentre i terroristi uccisi coi droni non possono più parlare e fornire informazioni utili all’ intelligence .