giovedì 31 dicembre 2015

Corriere 31.12.15
L’imperatrice che attirò Gerusalemme in Italia
Franco Cardini sui luoghi nati a imitazione del santo sepolcro
di Marco Rizzi


Nell’episodio riportato dal Vangelo di Giovanni, Gesù annuncia alla donna samaritana che i veri credenti non adoreranno più il Padre sul monte di Sichem o a Gerusalemme, bensì in spirito e verità. Alle sue origini, il cristianesimo si caratterizza per l’assenza di uno spazio cultuale definito o di specifici luoghi sacri. Eppure, come nota Franco Cardini nel libro Andare per le Gerusalemme d’Italia (Il Mulino, pp. 164, e 12), l’Italia «è investita, inondata e percorsa per intero dalle memorie di Gerusalemme e dalla sua presenza».
Autrice di questo spettacolare mutamento di prospettiva fu Elena, la madre di Costantino, archeologa ante litteram . La scoperta a opera sua del luogo della crocifissione, della sepoltura e della stessa croce di Cristo riportò Gerusalemme al centro del mondo, dopo che l’imperatore Adriano l’aveva rasa al suolo, cancellandone persino il nome, dopo la rivolta ebraica del 132-135 d.C.
Da Gerusalemme, Elena inviò i frammenti della croce e i chiodi che avevano trafitto Gesù a Costantinopoli e a Roma. Qui, la reliquia venne suddivisa tra le basiliche del Laterano, del Vaticano e, appunto, della Santa Croce in Gerusalemme, antica residenza romana dell’imperatrice. A questo movimento centrifugo ne corrispose uno centripeto: da Roma passavano le strade che da ogni parte dell’Occidente cristiano percorrevano i pellegrini per recarsi a Gerusalemme a visitare i luoghi della Passione di Cristo, su cui Elena aveva fatto edificare un imponente complesso basilicale. Non tutti, però, potevano permettersi un simile viaggio, per motivi di tempo o di costo.
Si avviò dunque la costruzione di chiese a somiglianza del Santo Sepolcro, partendo da quella fondata nel V secolo a Bologna dal vescovo Petronio (ma le prime attestazioni scritte risalgono al IX). La conquista araba e il fallimento delle crociate fecero moltiplicare il fenomeno. In questo modo, reliquie, vie di pellegrinaggio e Gerusalemme immaginarie presero a intrecciarsi sull’intera penisola italiana in un tessuto non solo materiale, bensì anche antropologico e culturale, illustrato dalle pagine di Cardini.