giovedì 31 dicembre 2015

Corriere 31.12.15
Italicum
Pasquino: serve soltanto a chi governa E il Parlamento sarà pieno di nominati


ROMA (m.gal.) «La prima vera corbelleria è dire che questo sistema serva a eleggere un Parlamento. Serve a scegliere un governo, il contrario di quello che avviene in tutte le democrazie parlamentari».
Gianfranco Pasquino, politologo, accademico, salva quasi nulla dell’Italicum: «È fatto apposta per scegliere un partito che darà vita al governo e questa è una grande novità, ma deteriore. In qualche modo tocca al cuore la qualità fondamentale delle democrazie parlamentari, la loro flessibilità. Stiamo andando in direzione di una totale rigidità, per avere un governo forte, con un solo partito, sostenuto dal 60 per cento di propri parlamentari nominati».
Eppure la legge voluta da Renzi risolve certamente almeno un problema storico dell’Italia quello di avere un vincitore chiaro la sera delle elezioni. Ma per Pasquino questo è vero sino a un certo punto: «Cosa succede se quel governo non funziona, cosa facciamo? Questo è il difetto più visibile e che invece sia Paolo Mieli che Angelo Panebianco, negli interventi dei giorni scorsi, considerano il pregio maggiore».
Secondo Pasquino «ci troveremo con un Parlamento in cui almeno il 65 per cento dei parlamentari sarà nominato, un fatto gravissimo; quasi tutti saranno scelti dai loro dirigenti, un Parlamento di persone che se aspirano alle rielezione devono essere assolutamente ingessati, senza libertà, sottoposti al controllo del governo».
Non le sembra di essere troppo critico? «Non credo, questa legge consente sino a dieci candidature in dieci collegi diversi, un vero scandalo, con l’aggravante di poter optare per un collegio piuttosto che in un altro, magari solo per escludere qualcuno. È una legge da buttare, una truffa. Almeno così com’è. Si consenta almeno di avere coalizioni al secondo turno, sia consentito un apparentamento che è quello che succede nell’elezione del sindaco. Del resto in tutta Europa le democrazie sono governate da coalizioni, con l’unica eccezione, sino a ieri, della Spagna. Se non si vuole la frammentazione si metta uno sbarramento più alto, al quattro come in Svezia. E la base di rappresentanza è comunque distorta, in Inghilterra e in Francia il premio è sempre di collegio non nazionale».