giovedì 31 dicembre 2015

Corriere 31.12.15
Il premier, le unioni civili e i timori di una trappola sulle adozioni
Renzi convinto di avere i numeri, ma c’è chi potrebbe usare il voto segreto per colpirlo
di Maria Teresa Meli


ROMA Conti alla mano sono poco meno di una ventina i senatori del Pd che non vogliono la stepchild adoption , la possibilità di adottare il figlio biologico del partner, nella legge per le unioni civili. Conti sulla carta, dando per scontato il «si» di Sel, 5 Stelle, Ala e di una fetta di Forza Italia, oltre che della schiacciante maggioranza del gruppo del Pd, la stepchild adoption dovrebbe passare.
Dovrebbe, già. Perché da quando Renzi ha espresso la sua «opinione personale» a favore di questa norma si notano strani movimenti e i «nemici» del presidente del Consiglio potrebbero utilizzare una battaglia a favore dei diritti degli omosessuali per colpirlo.
Sì, perché su questo punto il voto sarà senz’altro a scrutinio segreto, il che permetterà a coloro che vogliono impedire a Renzi di intestarsi questa riforma di esprimersi contro. Magari solo con l’intento di dimostrare che il Partito democratico non è in grado di «fare cose di sinistra». Definizione che il premier respinge. Lui preferisce parlare di «diritti di libertà», forte anche del fatto che le grandi associazioni cattoliche, come le Acli, per esempio, non hanno certo alzato le barricate contro la stepchild adoption. Perciò, se questa norma non passerà non sarà certo per i travagli, che pure ci sono, dei cattolici del Pd, ma per una battaglia tutta politica, che poco c’entra con la legge che dal 26 gennaio sarà all’esame del Senato.
La situazione, sotto le luci dei riflettori e non all’ombra del voto segreto, è mutata rispetto agli inizi. Berlusconi ha confidato a più di un interlocutore che «sui diritti civili bisogna cambiare passo». E infatti sia Stefania Prestigiacomo che Michela Brambilla hanno già detto di essere favorevoli alla legge. Angelino Alfano, contrario alla stepchild adoption , ha spiegato che l’eventuale approvazione di questa norma «non sarà motivo di crisi di governo». E Laura Boldrini ha lanciato un appello ricordando che «questa è una legge voluta dagli italiani».
Ma sarà il voto del Senato che deciderà le sorti delle unioni civili e della stepchild adoption perché l’accordo, non scritto, è quello di non modificare alla Camera il testo licenziato da Palazzo Madama, cosicché diventi legge subito dopo. Quindi la legge che uscirà dal Senato, sarà, di fatto, quella definitiva. In questo modo si eviterà di correre il rischio che quella normativa non veda mai la luce, perdendosi in molteplici passaggi tra un’aula e l’altra.
Il Partito democratico darà libertà di coscienza sull’adozione del figlio del partner per non esacerbare le divisioni nel Pd. Ma questa decisione di Renzi non equivale a una sua presa di distanza. Semplicemente, il premier, nelle sue vesti di segretario, non vuole spaccare il partito.
Le incognite, comunque, sono molte. Soprattutto da quando si è innescata la polemica sulla maternità surrogata e qualcuno, anche nel Pd, ha voluto vedere l’adozione all’interno delle unioni civili come l’anticamera di quella pratica.
Ma secondo Paola Concia questo è un dibattito pretestuoso: «Dice il falso — spiega l’ex deputata del Pd — chi dichiara che la stepchild adoption apre all’utero in affitto. Se le unioni civili venissero approvate senza l’adozione, la maternità surrogata (che è vietata nel nostro Paese) continuerebbe ugualmente a essere praticata all’estero. La faranno le coppie etero e gay ricche, con la differenza che le prime, essendo sposate, potranno adottare quei figli all’interno del matrimonio...».