mercoledì 30 dicembre 2015

Corriere 30.12.15
Gotor: progressi? A volte Matteo pedala a vuoto sulla cyclette
intervista di Monica Guerzoni


ROMA «Di Renzi apprezzo il dinamismo».
Detto da un «gufo» come lei è un bel complimento, senatore Miguel Gotor.
«A volte però sembra muoversi vorticosamente su una cyclette, più che su una bici».
Per lui il 2015 è stato un buon anno, meglio del 2014.
«Stiamo migliorando, ma Renzi è prigioniero di un modulo che ha stancato, vede gufi ovunque».
Intanto i risultati ci sono. Jobs act, Pubblica amministrazione, scuola, Italicum, 80 euro...
«Gli 80 euro sono il cuore del messaggio elettoralistico di Renzi, ma anche la metafora dei suoi limiti. Sono serviti a vincere le Europee, non a rilanciare i consumi e sono andati a vantaggio di chi ha più reddito. Con la stessa cifra si poteva tagliare la povertà assoluta o le tasse sul lavoro».
Il premier prevede la crescita del Pil allo 0,8%.
«L’Italia sta crescendo, il problema è che lo faccia meno di altri Paesi e di quanto si potrebbe fare in condizioni irripetibili. Prezzo basso del petrolio, bassi tassi di interesse e un cambio euro dollaro favorevole».
È la tesi di Enrico Letta.
«Sono un bersanian-lettiano, rimasto fedele agli ideali della mia gioventù... Ricordo quando attaccava Letta perché crescevamo di uno zero virgola. Adesso quella stessa cifra diventa un elemento di successo da cui deriva il messaggio “ho il sole in tasca, tutto va bene madama la marchesa”».
Sbaglia a seminare fiducia per raccogliere crescita?
«È un atteggiamento rischioso. Dobbiamo rimboccarci le maniche e dire “abbiamo fatto delle cose, però occorre fare di più e meglio”. Affermare che da quando c’è lui va tutto bene, cozza con l’esperienza di tanti italiani».
Il premier punta tutto sul referendum di ottobre.
«Il tema istituzionale non è percepito come centrale e non ho simpatia per i governi che propiziano referendum sul loro operato. Oltre a trasformare un prezioso istituto di democrazia diretta in uno strumento di democrazia plebiscitaria, possono riuscire o non riuscire. E poi, prima ci sono le Amministrative».
E gli attacchi all’Europa?
«Il tratto di Renzi è un populismo democratico che si nutre anche di antieuropeismo. Stiamo concimando il terreno dei populisti radicali ed è difficile essere allo stesso tempo forza di governo e forza antisistema».
Nel 2018 Renzi vincerà al primo turno?
«È difficile e sono preoccupato. L’Italicum con il ballottaggio consente la coalizione di tutti gli elettorati antisistema contro l’unica forza di governo, che saremo noi grazie al risultato di Bersani nel 2013, tanto bistrattato».
Niente rimpasto vuol dire che né lei, né altri della minoranza andrete al governo?
«Sono mesi che continuiamo a smentire e sarebbe bene dare alle smentite lo stesso spazio che si dà alle illazioni».