giovedì 24 dicembre 2015

Corriere 24,12.15
Frode fiscale, 9 anni a Verdiglione e confisca da 110 milioni
Anche la storica Villa San Carlo Borromeo tra i beni sequestrati alle società condannate dal Tribunale di Milano
di Luigi Ferrarella


Milano Nove anni di condanna ad Armando Verdiglione, 7 anni a sua moglie Cristina De Angeli Frua, e a carico di due sue società (intanto fallite) anche la confisca — fino a un valore equivalente rispettivamente di circa 100 milioni e 10 milioni di euro — di beni come la storica dimora trecentesca Villa San Carlo Borromeo a Senago con 10 ettari di parco.
Il controverso psicanalista-imprenditore incassa questa sentenza dalle giudici di primo grado Trovato-Monfredi-De Cristofaro per i reati di associazione a delinquere, frode fiscale, truffa alle banche, e truffa allo Stato per conseguire erogazioni pubbliche. A Verdiglione si contestava non più il suo approccio alla psicanalisi (già costatogli 4 anni e 2 mesi nel 1986 per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace, più un patteggiamento a 1 anno e 4 mesi nel 1992), ma il mare di fatture false per operazioni inesistenti con le quali per il pm Bruna Albertini aveva ingannato il fisco, mentre per le difese aveva se mai alzato i volumi d’affari e reso i bilanci più appetibili alle banche chiamate a erogare mutui e finanziamenti. Ora le difese riproporranno in Appello la tesi che GdF e pm abbiano «parcellizzato» le operazioni e così duplicato Iva e supposti profitti in tasse evase, quando invece l’Iva dovuta sarebbe stata sempre pari a zero sia nel caso che l’operazione fosse reale (come Verdiglione rivendica per compravendite di opere d’arte, consulenza aziendale e convegni organizzati) sia nel caso fosse fittizia ma correttamente contabilizzata. L’accusa opponeva le dichiarazioni, benché ritrattate, «rese dal ragioniere che ha detto di aver ricevuto da Verdiglione disposizioni per fare in modo di non pagare imposte attraverso il giro delle fatture»; le intercettazioni «dalle quali emerge che Verdiglione era preoccupato che il vorticoso giro avesse iniziato a trovare ostacoli da alcuni funzionari di banche»; e «la non neutralità fiscale delle operazioni Iva».
Di evasione fiscale si discuteva anche in un altro processo finito ieri sempre a Milano in primo grado: Alessandra e Allegra Gucci, figlie di Maurizio Gucci, e la nonna Silvana Barbieri sono state assolte come chiesto dal pm Gaetano Ruta, mentre l’avvocato veneziano Fabio Franchini ha avuto 5 anni e mezzo per riciclaggio, con «non luogo a procedere» sull’avvocato Xenia Peran «per difetto di giurisdizione».