martedì 1 dicembre 2015

Corriere 1.12.15
il premier rischia di subire un ritorno di sfiducia
Gli scenari L’incertezza sull’economia accentuata dal terrorismo costringe Renzi sulla difensiva tra voci di manovra e Pd diviso
di Massimo Franco


Per un governo che investe molto sulla fiducia, la franchezza del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non è stata una sorpresa felice. Per questo Matteo Renzi ieri da Parigi, dove è in corso il summit sul clima, si è affrettato a rassicurare; o almeno ci ha provato. Palazzo Chigi si è ritrovato a dover rintuzzare non le previsioni catastrofiche e spesso strumentali delle opposizioni, ma le inquietudini espresse da Padoan nella sua intervista al Corriere . Le sue parole in chiaroscuro hanno prodotto un effetto maggiore degli attacchi di M5S, Lega o FI.
Ora si tenta di correggere un’interpretazione distorta della crisi, che rischia di alimentare incertezza e dunque sfiducia, armando gli avversari. Anche perché la tesi secondo la quale sono state le stragi del 13 novembre nella capitale francese a complicare l’inizio di ripresa, viene contestata aspramente. Uno dei nemici pregiudiziali del governo Renzi, il capogruppo di FI alla Camera, Renato Brunetta, dice di non crederci. E accusa il premier di usare quegli attentati come alibi per coprire una situazione precaria da tempo.
Il Pil italiano «continuerà a crescere, non a diminuire», ha detto ieri Renzi. «Non abbiamo nessun timore». E ha spostato il baricentro delle preoccupazioni sui cambiamenti climatici, annunciando che destinerà 4 miliardi di euro entro il 2020: tempi un po’ biblici. Ma la preoccupazione c’è. Si intuisce dallo sforzo di diffondere ottimismo, ribadendo previsioni di crescita dello 0,9 per cento nel 2015 e dell’1,6 l’anno prossimo. Si tratta di un’operazione di rammendo non facile.
«Padoan comincia, seppure tardivamente, a dire la verità sui conti pubblici», martella Brunetta. E accusa l’Esecutivo di essere al corrente di una «situazione drammatica già prima di Parigi. Vergogna!». Il ministro dell’Economia e Palazzo Chigi sono accusati di mettere le mani avanti perché stanno preparando una manovra correttiva a primavera. Sono timori che l’opposizione vuole instillare nell’opinione pubblica, anche in vista del voto amministrativo di primavera.
L’operazione è spregiudicata, ma i contraccolpi dell’eversione sono oggettivamente di aiuto. Quanto «vale» in negativo un attentato per un governo è un argomento attualissimo: lo dimostra la Francia. Deprime l’economia, e fa decollare i partiti populisti. Se Renzi potesse disporre di un Pd unito, forse riuscirebbe a contrastare la marea montante. Ma le divisioni interne profonde e la voglia di rivincita di chi, a torto o a ragione, si sente tagliato fuori, raddoppiano le incognite.