martedì 1 dicembre 2015

Corriere 1.12.15
Libertà di parola a rischio nelle università americane
di Massimo Gaggi


Quali sono le nozioni da considerare indiscutibili? Qual è, nelle discussioni pubbliche, il confine tra reazioni da forte sensibilità e intolleranza? Domande poste sempre più spesso nel mondo accademico americano scosso dalle proteste degli studenti della sinistra «liberal», spesso per problemi razziali. In alcuni atenei si è arrivati alle dimissioni dei massimi dirigenti, mentre in altri casi i docenti hanno cambiato rotta, anche a costo di mettere in discussione figure storiche americane come il presidente Woodrow Wilson il cui nome rischia di essere cancellato da Princeton (Wilson fu presidente anche di questa università) perché quando era alla Casa Bianca, nei primi anni del Novecento, questo leader democratico reintrodusse forme di segregazione razziale tra i dipendenti federali.
Altri casi si sono registrati dal Missouri a Yale con gli studenti che non si limitano a denunciare singoli casi di presunte scorrettezze di professori e dirigenti, ma chiedono che i docenti vengano sottoposti a corsi di rieducazione per estirpare le cosiddette «microaggressioni»: un termine spesso usato per mettere all’indice qualunque comportamento sgradito. Per un po’ i docenti, anch’essi in prevalenza «liberal», hanno accettato di rimettere tutto in discussione (compresa la figura di Wilson), mentre la destra culturale accusava: «Così date mano libera agli intolleranti: il free speech è in pericolo». Pian piano, però, queste preoccupazioni si sono estese anche agli accademici e alla cultura progressista. Due giorni fa un professore nero della Columbia University ha denunciato sul Wall Street Journal che la difesa contro le discriminazioni si trasforma spesso in forme di bullying , mentre per Ed Luce ( Financial Times ) di questo passo bisognerà cambiare nome alla capitale, visto che George Washington possedeva schiavi. Mezzo secolo dopo torna, anche negli Usa, la protesta studentesca. Ma stavolta mette in pericolo la libertà delle idee nel luogo in cui dovrebbe essere più sacra: le università.