Corriere 14.12.15
Il filosofo Pascal Bruckner
«I valori del Fronte ora dominano nella società»
di Stefano Montefiori
HÉNIN-BEAUMONT Dopo gli attentati, ecco lo choc dell’avanzata del FN al primo turno, il premier Valls che evoca una possibile guerra civile, infine la corsa alle urne e lo stop a Marine Le Pen al secondo turno. Come vede la Francia adesso?
«Hollande ha avuto ragione a mantenere le Regionali e la conferenza sul clima COP21, bisognava dare ai francesi la sensazione che niente è cambiato, come se gli attentati del 13 novembre fossero stati un incidente anche se non lo sono affatto. Ma psicologicamente è stato un bene che i francesi potessero sprofondare di nuovo nella classica atmosfera elettorale, i litigi, gli anatemi... Non siamo entrati nel tempo dei terroristi e credo che questo sia un aspetto importante».
Il filosofo Pascal Bruckner, voce spesso critica nei confronti della «negazione della realtà» che condiziona la politica francese soprattutto a sinistra, fa il punto su che cosa resta della grande paura FN.
Possiamo dire che ormai i valori del FN, per esempio il patriottismo e l’orgoglio nazionale, influenzano comunque tutta la politica francese?
«Sì, anche perché in passato la destra e ancora di più la sinistra avevano abbandonato valori popolari e parte del loro patrimonio come la bandiera, il patriottismo, le frontiere. Oggi la sinistra non parla affatto alle classi popolari, preferisce rivolgersi agli immigrati. È la famosa scelta raccomandata dalla fondazione Terranova, cioè privilegiare l’alleanza tra i bobo urbani (i facoltosi progressisti bourgeois-bohème descritti in un libro da David Brooks, ndr ) e gli immigrati delle periferie, a scapito delle classi popolari. Il Front National ha occupato idealmente lo spazio vuoto lasciato libero dalla sinistra».
La società francese è cambiata?
«Sì. I cittadini francesi dopo il 13 novembre si sono messi a cantare spontaneamente la Marsigliese, non certo l’Internazionale. C’è una nostalgia della comunità nazionale che in passato è stata occultata, in molti casi persino ridicolizzata dalla sinistra. La bandiera francese era considerata fascista. Stiamo uscendo da questo rifiuto della realtà che negli ultimi anni è stato il problema della sinistra».
In vista delle presidenziali, Hollande e la sinistra si stanno già riposizionando?
«Sì, è innegabile. Basti guardare François Hollande, che non è più la stessa persona.
È persino divertente osservare la sua trasformazione, da notabile di provincia al comandante delle truppe che lancia l’esercito all’attacco dei jihadisti».
Quindi adesso la situazione è più favorevole alla sinistra al potere che all’opposizione di Sarkozy?
«Sì, questa è la mia scommessa, e non sono il solo a farla. Credo che Hollande abbia grandi chance di farsi rieleggere nel 2017, magari al ballottaggio contro Marine Le Pen. Intanto perché è già all’Eliseo, poi è stato pessimo in economia ma abbastanza bravo nei momenti difficili. Sarkozy invece è agitato, pieno di tic, tutto il suo linguaggio del corpo parla contro di lui. Un’altra così è Marine Le Pen, quando sorride fa paura, sembra che ti stia per mordere. Alla fine Hollande, fisicamente insignificante, sta lentamente diventando molto più forte».
Che cosa pensa del programma del Front National?
«Ma nessuno lo conosce davvero questo programma, non lo sanno neanche loro. Da un punto di vista economico è piuttosto rozzo, lo stesso dell’estrema sinistra, la pensione a 60 anni, l’uscita dall’euro, è un po’ delirante. Infatti loro per primi cercano di non parlarne e di puntare sull’identità e la lotta al fondamentalismo islamico».
Come spiega che a ogni primo turno delle elezioni si parla di choc del Front National, come se fosse una sorpresa?
«Il problema è che in Francia si procede per demonizzazione. Sappiamo invece che anche un partito di estrema destra può fondersi nella democrazia, come è successo in Italia con il Msi di Gianfranco Fini».