sabato 12 dicembre 2015

Corriere 12.12.15
Il premier e i timori sulle Amministrative
di Maria Teresa Meli


FIRENZE «Ma vi pare che debba subire gli attacchi su questa storia proprio io, l’unico che non c’entra niente? Sono arrivato quando il disastro era già stato fatto, perché è il frutto di scelte ventennali, e i governi precedenti non avevano combinato niente, ma non mi tiro indietro di fronte alle responsabilità. Adesso andremo all’attacco». Con i collaboratori e i fedelissimi Matteo Renzi non nasconde il disappunto (per usare un eufemismo) per la polemica che infuria sulle quattro banche salvate in extremis dall’esecutivo. Una polemica che ha offuscato la partenza della Leopolda, il laboratorio molto amato dal premier. E questo è indubbiamente un altro motivo di cruccio per il presidente del Consiglio. Il quale però non rinuncia al suo stile combattivo, nemmeno in questa occasione che lo vede in grande difficoltà. Renzi sta meditando un colpo di teatro: incontrare una delegazione degli obbligazionisti finiti sul lastrico. Non solo, il premier vuole veder chiaro sul ruolo che ha avuto Bankitalia in questa vicenda: «Ha vigilato?». Renzi sembra nutrire qualche dubbio. E chi ci ha parlato in queste ore racconta che il premier non si aspettava che scoppiasse questo pandemonio perché aveva ricevuto garanzie dalla Banca d’Italia: dopo la riforma delle popolari a via Nazionale avrebbero pensato a sistemare tutto. Non è un caso, quindi, se uno dei suoi fedelissimi, il responsabile Giustizia del Pd David Ermini, punti l’indice contro Bankitalia, sottolineando che la Commissione d’inchiesta dovrà occuparsi anche di questo. Ossia di quello che ha fatto o non ha fatto via Nazionale, dal momento che questi istituti erano in sofferenza da tempo: «Bisognerà indagare sul suo ruolo di vigilanza, su come è stato svolto sin qui». Dunque, il premier sembra ritenere che l’attacco sia la migliore difesa. Ma questo non contribuisce a migliorare il suo stato d’animo. Renzi è infastidito per le «strumentalizzazioni» che sono state fatte sul suicidio di un investitore. «C’è chi si sta esercitando in un vero e proprio sciacallaggio», si sfoga con i parlamentari a lui più vicini. E ogni riferimento a Salvini o ai Cinque Stelle è puramente voluto. «Io — continua il premier — non ho mai fatto favoritismi nei confronti di nessuno, e non li ho fatti nemmeno questa volta. È un’assurdità inammissibile il solo pensarlo». Renzi vuole andare all’attacco perché sa di «avere la coscienza a posto» e per questo rivendica «con orgoglio» il decreto varato dal governo per salvare le quattro banche. Ma il premier sa anche che la situazione è difficile perché i paletti posti dalla Ue non sono aggirabili: «Con le regole dell’Europa è praticamente impossibile salvare in modo definitivo tutti gli azionisti». Questi sono i problemi dell’oggi per Matteo Renzi, ma il premier ha un altro assillo che riguarda il futuro prossimo: quanto inciderà questa vicenda sulle amministrative? Quello che è successo, infatti, potrebbe contribuire al calo di fiducia degli italiani nei confronti delle istituzioni e della politica e avere perciò un impatto negativo sulle urne. Anche per questa ragione il premier preferisce «andare all’attacco».