venerdì 11 dicembre 2015

Corriere 11.12.15
Il premier assediato da risparmiatori e opposizioni
di Massimo Franco


È difficile valutare le responsabilità del governo attuale nel pasticcio delle quattro banche salvate per evitarne il fallimento. Si ha la sensazione che quanto sta accadendo sia conseguenza di una serie di errori e sottovalutazioni protrattasi per anni; e non imputabili solo a questo Esecutivo. Ma il suicidio del pensionato di Civitavecchia che ha visto sfumare i risparmi affidati a Banca Etruria, imprime alla vicenda contorni drammatici. E offre alle opposizioni abbondante materia polemica, in parte anche strumentale. Il caso promette di diventare parte della narrativa contro Matteo Renzi: da oggi, inizio della tre giorni alla Leopolda a Firenze, fino alle elezioni amministrative di primavera.
Si tratta di una vicenda scivolosa, perché coinvolge istituti di credito, Bankitalia, Unione europea, enti locali, e naturalmente il governo. E permette a Movimento 5 stelle e Lega, ma anche a Forza Italia, di puntare il dito contro il premier per il «decreto salva-banche» del 22 novembre scorso; e di associare Palazzo Chigi a tutte le bestie nere dell’opinione pubblica in questo momento di crisi economica e di incertezza. «Sono stati venduti prodotti non idonei» da alcune banche, accusa l’Italia il commissario Ue per la Stabilità e i servizi finanziari, Jonathan Hill.
Quello di Hill è un modo indiretto per far capire che migliaia di risparmiatori potrebbero essere stati tratti in inganno col miraggio di aumentare i guadagni da Banca Marche, Carife, CariChieti e Banca Etruria. Il capo leghista Matteo Salvini tuona contro il governo per i «150 mila obbligazionisti rovinati». E se la prende con il binomio Renzi-Maria Elena Boschi, utilizzando spregiudicatamente contro il ministro delle Riforme il ruolo del padre dentro Banca Etruria. È chiaro che si vuole costringere sulla difensiva il governo, approfittando di una questione di grande impatto sociale, non solo politico.
I consumatori che intimano a Renzi: «Chi ha sbagliato deve pagare». La Lega che chiede «l’azzeramento di Bankitalia» e un miliardo di euro da Bruxelles per compensare le perdite degli obbligazionisti. FI che imputa all’Esecutivo «leggerezza» e chiede una commissione parlamentare di inchiesta alla quale peraltro Renzi dice di sì: sono tutti frammenti di una sorta di «processo» appena iniziatosi che tende a scaricare su Palazzo Chigi la responsabilità del decreto «salva-banche»; e che gli rimprovera di averlo deciso in un Consiglio dei ministri riunitosi di domenica, tra voci velenose. Insomma, per gli avversari l’occasione è ghiotta.
Per Renzi, invece, è un problema non da poco. Il premier ricorda che senza il provvedimento di fine novembre «la situazione sarebbe stata peggiore». Sostiene che sono stati salvati «i conti correnti dei cittadini in quattro banche, e migliaia di posti di lavoro». E respinge l’accusa infamante di avere provocato indirettamente il suicidio del pensionato. «Non sono abituato a strumentalizzare la morte delle persone», replica. Ammette invece che sarà «impossibile salvare» tutti gli azionisti: al massimo ci sarà «una forma di ristoro». Inutile nascondere che la rabbia montante complica le soluzioni: tanto più che ogni nemico di Renzi è pronto a indirizzare contro il suo governo un risentimento istintivo e comprensibile.