giovedì 10 dicembre 2015

Corriere 10.12.15
Nella Milano liberty tra fantasie floreali e un re del metallo
di Chiara Vanzetto


La mostra dedicata ad Alfons Mucha e alla temperie Art Nouveau nasce con il conforto scientifico del Centro di Ricerca Rossana Bossaglia, fondato quest’anno all’università di Verona in omaggio alla grande studiosa, mancata nel 2013, nume tutelare del Liberty in Italia. «Rossana Bossaglia, attraverso i suoi scritti, è ancora la voce più autorevole su questi temi — spiega il suo collaboratore e allievo Valerio Terraroli, oggi direttore del Centro e docente di Storia dell’Arte e delle Arti Decorative all’ateneo veronese —. Non ha solo scoperto e rivalutato Liberty e Déco di casa nostra, ma ne ha individuato le peculiarità originali».
Con la guida del professore proviamo allora a orientarci nelle manifestazioni del Floreale a Milano: quali sono le pietre miliari da non perdere, per approfondire sul territorio il panorama fornito dalla rassegna? «Il tour non può che partire da Palazzo Castiglioni, in corso Venezia 47, costruito nel 1903 da Giuseppe Sommaruga, architetto antesignano del Liberty a Milano che ne riassume i caratteri. Da noi questo stile si allontana dalle tensioni lineari, dagli scatti nervosi del Modernismo internazionale: gli edifici faticano a scrollarsi di dosso le strutture tradizionali, si limitano a sovrapporvi un apparato decorativo di gusto floreale, con i tipici elementi lineari e asimmetrici».
Dunque Palazzo Castiglioni, squisitamente Liberty in interni tra metalli, vetri e stucchi, conserva all’esterno monumentalità e impalcatura classiche. Così come l’Acquario Civico di viale Gadio, eretto nel 1906, unico padiglione conservato dell’Esposizione celebrativa del Sempione, decorato da rilievi e piastrelle a tema marino. «Tra gli esempi più brillanti di edifici d’abitazione c’è Casa Galimberti di Giovan Battista Bossi, in via Malpighi 3 — prosegue Terraroli — rivestita di piastrelle figurate in ceramica e motivi floreali in cemento».
O Casa Campanini in via Bellini 11, di Alfredo Campanini, e ancora l’edificio di via Pisacane 12, ispirato a modelli franco-belgi. Poi nel primo decennio del ‘900 il nuovo linguaggio dilaga in tutta la città, diffondendosi soprattutto in zona Venezia, Stazione Centrale e Magenta. «Una curiosità — continua lo specialista — è la Farmacia Santa Teresa di piazza Baracca, che conserva ancora tutti gli arredi originali; o Casa Ferrario, in via Spadari 13, con straordinari ferri battuti a motivi vegetali e zoomorfi».
Una tappa da non perdere anche il Cimitero Monumentale, dove numerosi mausolei sono opera di artisti dell’epoca: tra i più belli la tomba Cairati Vogt di Leonardo Bistolfi, l’edicola Isabella Casati di Enrico Butti, l’edicola Toscanini, ancora di Bistolfi. Ma esiste anche a Milano un artista di respiro internazionale? «Certo — conclude Terraroli —: in particolare Alessandro Mazzuccottelli, genio tecnico e creativo del metallo battuto che ha lavorato in molti edifici meneghini. Un maestro senza paragoni, a livello europeo».