lunedì 30 novembre 2015

Repubblica 30.11.15
Matteo, l’Eni e la Casa bianca
La prudenza di Renzi è in parte un tentativo di proteggere interessi italiani
Non a caso il premier si preoccupa della Libia
di Stefano Folli


È NOTO che la “risposta muscolare” al cosiddetto Stato islamico non piace al governo italiano.
RENZI si sforza di ribadire il punto quasi ogni giorno: evita l’allarmismo e garantisce che il contributo italiano alla causa comune consisterà nel controllo degli strumenti elettronici, web, cellulari e playstation. Tutto quello che il premier riunisce nella definizione di « cyber security ». Vero è che combattere il terrorismo dovrebbe essere questione di scelte politiche, prima che di tecniche informatiche. Tuttavia l’Italia ha deciso di percorrere questo sentiero, abbassando il profilo della sua iniziativa.
Non è la prima volta che accade. Negli anni Sessanta, Amintore Fanfani, uno dei due “cavalli di razza” della Dc (l’altro era Moro), non nascondeva la sua diffidenza verso il protagonismo di De Gaulle. E si sforzava di tutelare gli interessi italiani nel Mediterraneo soprattutto in due modi: affidandosi, come ha ricordato ieri Eugenio Scalfari, allo strumento privilegiato dell’Eni di Mattei, all’interno di una politica estera nel segno della mediazione, talvolta dell’ambiguità. Oggi lo scenario è molto diverso, ma non tanto da cancellare alcune analogie. Il terrorismo suicida dell’Is è una tragica novità del nostro tempo e in Francia ha costretto anche un presidente timido come il socialista Hollande a interpretare con fermezza lo “spirito repubblicano”, richiamandosi a una grande tradizione nazionale. Non sappiamo ancora se dalla guerra contro l’estremismo islamista emergerà un’Europa più unita; ovvero se avverrà il contrario, il ritorno più o meno contraddittorio agli Stati-nazione. Quel che è certo, l’eccidio di Parigi coincide con un tornante della storia.
Rispetto a ciò, l’Italia di Renzi si è messa in una posizione di attesa. Nei giorni scorsi bastava leggere i titoli de l’Unità, foglio quasi ufficiale di Palazzo Chigi: “Il coraggio di non andare in guerra” oppure “Non ci metteremo l’elmetto”. Certo, ci sono i soldati promessi per il Libano. Ma dietro le quinte riaffiora la vecchia inquietudine verso le fughe in avanti della Francia, sempre più legata in Siria all’asse con Putin. E come Fanfani, anche Renzi mette l’Eni al centro della sua politica mediterranea. L’Eni di Descalzi che in Libia offre garanzie maggiori dei mediatori dell’Onu. O che al largo delle coste egiziane scopre un giacimento in grado di influenzare gli assetti geopolitici nell’area. È la stessa Eni protagonista di una penetrazione in Africa capace di offrire inedite opportunità all’economia italiana. In altre parole, la prudenza di Renzi è in parte un tentativo di proteggere interessi italiani che non coincidono con quelli francesi o del resto d’Europa. Non a caso il premier si preoccupa della Libia e quasi solo della Libia: primo, perché brucia ancora il ricordo del 2011, la guerra di Sarkozy contro Gheddafi; secondo, perché le nostre coste sono le più esposte alle conseguenze del caos fra Tripoli e Tobruk. C’è poi una ragione più generale e riguarda l’inesperienza del presidente del Consiglio che si muove con qualche impaccio sullo scenario planetario. Un conto è creare slogan di facile presa, tipo “l’Europa cambia verso”, e un conto è riuscirci sul serio. Per cui, davanti alle trappole del Medio Oriente, Renzi ha deciso di tenersi stretto a Obama, condividendo traiettorie e limiti di un presidente degli Stati Uniti giunto agli ultimi mesi di mandato.
Eni e Casa Bianca: ecco i riferimenti del renzismo mediterraneo. C’è però un terzo fattore da non sottovalutare. È la convinzione che evocare la guerra distrugge il consenso interno. Non a caso l’unico bellicoso è Salvini. Berlusconi stavolta è vicino a Palazzo Chigi. E i 5Stelle, i veri concorrenti del Pd, tengono un profilo ancora più basso del governo. In Francia il tricolore sventola e Hollande ritrova una sintonia con i cittadini elettori grazie allo spirito repubblicano. In Italia è il contrario.