giovedì 26 novembre 2015

Repubblica 26.11.15
Storia del museo impossibile sugli orrori di tutte le guerre
di Paolo Mauri


In “Non luogo a procedere” Claudio Magris racconta con amarezza una vicenda che riguarda il rapporto tra passato e memoria collettiva
Claudio Magris con il suo ultimo laborioso e originale romanzo, Non luogo a procedere (Garzanti, pagg. 368, euro 20), non mira a intrattenere il lettore ma a trattenerlo. Gli chiede in sostanza di fermarsi a riflettere, pagina dopo pagina, mentre visita un museo in allestimento. È il Museo della Guerra (di molte guerre, col prevalere dell’ultima mondiale ) voluto da un eccentrico personaggio triestino morto nell’incendio doloso della sua stessa creatura. Magris ne fa anche il nome nell’ultima pagina del suo libro, ma in realtà ne tace l’identità nel corso di tutto il romanzo: non serve sapere chi è, serve sapere che cosa voleva fare. E noi sappiamo che quest’uomo, coltivando l’utopia della Pace, si è data la missione del raccoglitore di cimeli guerreschi che ora una creola di nome Luisa Brooks sta organizzando, sala dopo sala, seguendo le istruzioni che lui le ha lasciato. Perché, occorre dirlo subito, lui, il raccoglitore, è stato anche molto maniacale con la carta scritta da quando aveva otto anni ed è per di più un collezionista di parole altrui. Dovunque le trovi. Per questo è andato anche nella Risiera di san Sabba, l’unico lager costruito dai tedeschi in Italia con tanto di camera a gas e forno crematorio, e lì ha trascritto i messaggi in forma di graffiti dei prigionieri, che qualcuno poi ha provveduto a cancellare con una mano di bianco. Di tutto quel che è stato resta poco, molti, magari compromessi, non vogliono ricordare.
Il “poco”, che siano parole o fucili arrugginiti o carri armati o bombe ormai innocue, tocca allo scrittore far rivivere, perché la letteratura ha proprio il compito di restituire le parole e persino le cose che si sono perdute. Leggendo Non luogo a procedere mi tornava alla mente Francesco Orlando e il suo saggio sugli oggetti desueti, cardine, secondo lui, della creazione letteraria. E il Museo, qualunque Museo, annota subito Magris, è un custode di cose morte , mentre secondo il collezionista la morte è solo un invertitore, «una macchina che rovescia semplicemente la vita come un guanto, ma basta far scorrere il tempo in senso inverso e si recupera tutto». Anche questo Museo funziona come un invertitore: si arriva all’ultima sala e si torna indietro, si esce da dove si è entrati. Ci si chiede: dove siamo stati, e con chi? Tra la prima e l’ultima sala si snodano le storie contenute nel libro: episodi esemplari affidati ad una scrittura meditatissima, spesso incardinati sulla strana coppia che sta costruendo il Museo. Il Lui defunto con tutte le sue istruzioni e Luisa che su incarico del Comune ordina, annota, commenta e in primo luogo è presente con la sua vicenda personale. È figlia di Sara, un’ebrea che fa la traduttrice e del sergente Brooks, un nero americano destinato dopo la guerra alla base di Aviano e lì morto per un incidente. La persecuzione degli ebrei si intreccia in lei con la persecuzione dei neri.
Talvolta le parole correggono le cose e le adattano a ciò che si vorrebbe fosse avvenuto. È il caso del soldato polacco Otto Schimek, fucilato dalla Wehrmacht per essersi rifiutato di sparare su alcuni polacchi inermi. Targa a lettere d’oro all’ingresso del cimitero di Machowa, Polonia. Ne avevano fatto un martire, un eroe, ma le cose non erano proprio andate come voleva la leggenda, gonfiata dai giornali e benedetta dai preti. Le cose vanno spesso in un altro modo: umano e non retorico. Magris evita il romanzesco. Si fa anche lui raccoglitore. Al Castello di Miramare il 20 aprile del 1945 tedeschi e fascisti celebrano con un festino a base di alcol e sesso il compleanno di Hitler.
Non luogo a procedere è un romanzo amaro e tendenzialmente infinito. Un capitolo sui cactus (altra collezione!) ne definisce bene una possibile metafora. La memoria è spinosa. Ho ripensato per una affinità ideale alla Memoria del fuoco di Galeano. Le ricerche sulle guerre ci portano un po’ dappertutto, anche nel Nuovo Mondo, nel Messico di Massimiliano, o sotto casa nei cunicoli scavati nel ventre di Trieste, città contesa, dove in certi momenti non si sa più chi spara a chi. Il protagonista innominato cercava l’odore della Risiera, inafferrabile indizio del Male.
IL LIBRO  Non luogo a procedere di Claudio Magris (Garzanti pagg. 368 euro 20)