Repubblica 21.11.15
Castellitto e ‘In treatment 2’ “La parola è un effetto speciale”
Nuovi personaggi nella serie diretta da Saverio Costanzo da lunedì su Sky Atlantic HD
di Silvia Fumarola
ROMA Lo psicanalista Giovanni Mari si è separato. Nel salotto-studio della nuova casa fa i conti con la sua vita e con le vite degli altri. Il padre di un paziente, Dario (Guido Caprino), convinto che il figlio si sia suicidato perché l’analista non ha saputo aiutarlo, l’ha denunciato. Sarà Irene (Maya Sansa), avvocato e sua ex paziente, a difenderlo. La seconda stagione di In treatment di Saverio Costanzo da lunedì su Sky Atlantic HD (19.40 e alle 23.10) è emozionante. «Abbiamo lavorato quasi in presa diretta », racconta Costanzo «con lunghi ciak per non spezzare la tensione». Nel cast Licia Maglietta (mentore di Mari), la coppia in crisi Adriano Giannini-Barbora Bobulova porta in terapia il figlio considerato «debole» che si consola col cibo. Isabella Ferrari è un ex amore dello psicanalista. Tra i nuovi pazienti l’ingegnere Michele Placido: tiene tutto sotto controllo - anche il cappotto di cachemire sul divano, nel timore che glielo rubino - ha un rapporto conflittuale con la figlia Alba Rohrwacher e soffre di attacchi di panico; la studentessa Greta Scarano non vuole sottoporsi alla chemioterapia che potrebbe salvarla, durante la seduta non ce la fa a pronunciare la parola «cancro », la scrive su un foglietto.
Castellitto, si prova quasi imbarazzo ad ascoltare.
«È così. Ci siamo noi, la macchina da presa e dietro milioni di spettatori: In treatment ha osato l’inosabile».
Com’è cambiato Mari?
«È più fragile , più aggressivo, e più solo: deve aiutare gli altri e fa i conti con la sua vita».
Si è chiesto il perché del successo della serie?
«Siamo riusciti a riconsegnare alla parola un primato eccezionale: è l’unico effetto speciale. Mi sembra che abbia un valore profondo, soprattutto oggi».
In che senso?
«Andare sempre di fretta è anche un modo di anestetizzare il dolore. Invece dopo gli attentati di Parigi siamo tornati a rallentare i tempi e a riconsegnare alla parola la giusta importanza. Abbiamo ascoltato».
Però uno psicanalista parla poco.
«Il silenzio fa più rumore delle parole, la risposta è il piano d’ascolto. Quando la paziente consegna il bigliettino su cui scrive la parola che la fa soffrire, chiede aiuto: c’è il dicibile e l’indicibile.
In treatment svela lo spettacolo dentro le parole. Con tutto il rispetto è più innovativo del Trono di spade, che è un meraviglioso kolossal delle immagini. Il colpo di scena è la psiche umana, quanto di più prezioso e spettacolare esista».
In questo senso è impudico.
«Quasi scandaloso, direi: è la ricerca della verità o meglio la ricerca del percorso per arrivarci. Il personaggio di Placido pensa di avere il controllo su tutto, si spegne la luce ed è una formica».
Gli attori si mettono a nudo.
«C’è un’adesione sentimentale e psicologica, è uno straordinario lusso anche per noi confessare, recitando, frammenti della propria esperienza».
Ha mai avuto la sensazione che sia successo?
«Di sicuro è successo. Io, ad esempio, ho riflettuto sulla paternità, su mio padre e sull’essere orfano, condizione definitiva... Lo ripeto, il cinema è una forma di psicanalisi. Agli attori scappano le parole o non riescono a dire una battuta, si chiama inconscio. Forse quelle parole hanno qualcosa a che fare con la propria vita».
PROTAGONISTI Sergio Castellitto con il cast: Alba Rohrwacher, Michele Placido, Isabella Ferrari, Greta Scarano, Maya Sansa, Barbora Bobulova, Francesco De Miranda, Adriano Giannini e Licia Maglietta