venerdì 20 novembre 2015

Repubblica 20.11.15
L’onda lunga di Parigi sembra favorire il silenzio dei grillini
La disfida del profilo basso tra Renzi e i Cinque Stelle
Il premier lavora per il minimo coinvolgimento sul piano militare
È un’attitudine che pare mutuata dalla vecchia Prima Repubblica
di Stefano Folli


L’ONDA lunga degli attentati di Parigi sta generando la psicosi collettiva, la paura diffusa spesso irrazionale, gli allarmi veri e falsi, il senso di precarietà. Qualcosa che cambia la vita delle persone e contiene in sé un inevitabile riflesso politico ed elettorale. In Francia è troppo presto per capire se il sussulto d’orgoglio di Hollande permetterà al Partito Socialista di recuperare consensi o se invece l’inquietudine popolare gonfierà le vele della destra moderata e soprattutto di Marine Le Pen già nel voto regionale, trampolino verso le presidenziali del 2017.
In Italia il quadro è, se possibile, ancora più complicato. Al momento, il sentimento di insicurezza sembra favorire - strano ma vero - i Cinque Stelle, ossia il movimento che si è distinto fin qui per il silenzio sui fatti francesi o per la superficiale ambiguità di certi scarni commenti. Si direbbe che l’impaccio dei grillini, il loro non avere in sostanza nulla da dire, non disturbi gli elettori. Alessandra Ghisleri ha fotografato questo apparente paradosso per “Ballaró” e il risultato - ripreso da “HuffPost” -, vede il M5S al 27,2 per cento, in crescita dello 0,7 rispetto a un precedente rilevamento. Al tempo stesso il Pd soffre un lieve decremento, al 31,3, mentre la Lega di Salvini sale al 14,7, ossia più 0,2 (piccolo premio per la formazione più bellicosa, pronta al “partiam partiam”).
In sostanza, in Francia si discute se la svolta bellica di Hollande, nel segno dichiarato della riscossa repubblicana, sia in grado di appagare l’opinione pubblica; o se invece la lunga predicazione del Fronte Nazionale contro il lassismo e l’inerzia del governo costituisca alla lunga la carta vincente. Da noi, viceversa, il basso profilo di Renzi non porta consensi al partito del premier, almeno per ora, mentre a ricavarne vantaggio è un movimento il cui profilo è ancora più basso. Certo, nell’intervista alla “Stampa”, l’ideologo Casaleggio qualcosa dice: contro il terrorismo “serve più spesa per l’intelligence, no agli affari con i paesi collusi come l’Arabia Saudita, no alla possibilità per l’Isis di continuare a vendere petrolio”.
FRASI di buonsenso buttate lì quasi con noncuranza. Non rappresentano l’annuncio di una campagna, non c’è alcuna mobilitazione via web, genere riservato alle iniziative anti-casta. In particolare manca qualsiasi visione europea e un giudizio su quello che sta cambiando, se cambia, nell’Unione. Il che in fondo non stupisce, conoscendo la diffidenza dei grillini verso l’Europa. Sembra quasi che i Cinque Stelle abbiano colto un punto cruciale: la paura collettiva degli italiani, o della maggioranza di essi, si risolve nel desiderio di non essere coinvolti, di rimanere estranei il più possibile alla contesa in atto. I francesi hanno reagito alle bombe con la Marsigliese, molti si domandano come reagirebbero gli italiani.
I grillini hanno una loro risposta al quesito e puntano sull’isolazionismo, cioè sul quieto vivere e sulla negazione di qualsiasi spirito nazionale. Ritengono che tale linea permetta di intercettare il sentimento prevalente, almeno a breve scadenza. Ma in definitiva anche Renzi lavora per un coinvolgimento che sia il minimo necessario sul piano militare e comunque non conduca l’Italia a prendere impegni al di là della sua volontà. È un’attitudine che sembra mutuata dalla vecchia Prima Repubblica, quando fra Palazzo Chigi e Farnesina si alternavano personaggi di consumata esperienza e sempre molto prudenti. Però la cautela non premia il governo, anche perché non c’é margine per una linea di “pacifismo” vecchio stampo e, al contrario, i vincoli politici e militari con gli alleati esistono e talvolta si risolvono in richieste precise (vedi la presenza in Afghanistan). Ne deriva una posizione all’insegna del realismo anche un po’ cinico, ma che sembra troppo oscillante agli occhi di un elettorato tentato di coniugare lo spirito anti-sistema all’interno con l’indifferenza verso l’esterno. Indifferenza spesso mescolata al complottismo più sfrenato.