lunedì 16 novembre 2015

Repubblica 16.11.15
Lo stop che divide “Basta rimborsi per l’omeopatia”
La Gran Bretagna verso la stretta sulle sovvenzioni “I soldi dello Stato solo per cure davvero efficaci”
Oggi il governo di Londra investe sui medicinali alternativi circa 4 milioni di sterline all’anno A giugno i risultati shock di una ricerca australiana “L’unico effetto è quello basato sulla suggestione”
di Silvia Bencivelli


STOP all’omeopatia, almeno a quella pagata con le tasse dei contribuenti. Il ministero della Salute britannico ha annunciato venerdì la decisione di voler ripensare «se i prodotti omeopatici debbano continuare a essere resi disponibili attraverso la prescrizione del National Health Service», cioè del Servizio sanitario nazionale. Lo ha fatto sapere George Freeman, sottosegretario di Stato per le Scienze biologiche della Gran Bretagna, spiegando che il governo ha il dovere di spendere al meglio il denaro pubblico. Mentre sul sito del ministero della Salute si legge da tempo la dichiarazione ufficiale per cui «non ci sono prove di buona qualità che l’omeopatia sia un trattamento efficace per alcuna malattia».
La decisione è frutto della sollecitazione della Good Thinking Society, l’associazione per la difesa della razionalità fondata dal fisico e scrittore Simon Singh, che ha puntato il dito sulla contraddizione. E ha ripetutamente chiesto di inserire i trattamenti omeopatici nella “blacklist” di quelli che i medici di medicina generale non possono prescrivere. «Siamo andati al ministero e abbiamo detto: ehi, l’omeopatia dovrebbe essere in lista per quattro dei vostri stessi criteri», ha raccontato Singh al Guardian. Riferendosi, specifica, ai criteri in base ai quali un trattamento è ammesso al tariffario pubblico: deve essere efficace, lo deve essere per la spesa che comporta, non ci devono essere alternative più economiche, e non deve essere reperibile anche senza prescrizione medica. «Non si tratta di essere anti-omeopatia — ha specificato Singh — si tratta di essere pro-paziente. E di spendere i soldi pubblici in cose che funzionano ». Mentre oggi, riferisce la Bbc, il conto (pagato dallo Stato) per le spese degli inglesi che la usano si aggira sui 4 milioni di sterline all’anno. Intanto, i medici omeopatici si difendono, come Helen Beaumont che alla Bbc ha dichiarato: «La scelta del paziente è importante, e i pazienti trattati con l’omeopatia sono convinti dei suoi benefici. E così io».
Adesso ci si aspetta l’apertura di un’inchiesta. Ma non ci si aspetta che le sue conclusioni siano diverse da quelle cui arrivò nel 2010 una commissione della House of Commons, che ribadì che l’omeopatia non funziona più di un placebo e non dovrebbe essere a carico del pubblico. Intanto però sono cambiate alcune cose.
A giugno scorso, il Guardian ha denunciato le pressioni fatte dal Principe Carlo all’ex ministro della salute Alan Johnson per sostenere i trattamenti non convenzionali con i soldi del servizio sanitario. Ma soprattutto, a marzo il National Health and Medical Research Council australiano (l’organo governativo di finanziamento della sanità) ha pubblicato un’analisi lunga due anni che ha valutato 225 ricerche sull’effetto dei trattamenti omeopatici, comprese quelle presentate (e sponsorizzate) da associazioni pro-omeopatia e quelle segnalate da privati cittadini.
Il risultato: nessun effetto che non sia riferibile alla suggestione, e nessuna ragione per cui un trattamento basato sulla suggestione dovrebbe essere pagato con le tasse di tutti.