lunedì 16 novembre 2015

Repubblica 16.11.15
Io, ebreo e l’inno cantato con gli amici islamici
di Marek Halter


QUANDO HO VISTO quello che sta passando in tv in queste ore, ho deciso che non potevo restare inattivo. Così ho deciso di dire agli imam miei amici: dobbiamo reagire. Quella che sta girando non è vera informazione. Spinge la maggior parte della gente a pensare: forse i musulmani non sono cattivi, ma la maggioranza degli imam è guidata da paesi stranieri – Arabia Saudita, Algeria, Qatar – e spinge i giovani verso la violenza. E siccome è molto difficile chiamare ogni tv o giornale per andare a spiegare, bisognava organizzare un evento, avere i media tutti nello stesso posto. Dovevamo reagire. E il posto migliore era al teatro Bataclan, dove i francesi andavano a portare i fiori. Tutte le tv del mondo erano lì. Abbiamo fatto un comunicato, con quindici imam che rappresentano la religione islamica in Francia, assieme a me, un ebreo polacco, per onorare i morti del teatro. E siamo andati a rendere il nostro omaggio.
Il ragionamento era giusto: c’erano tutti i media. Ma c’era qualcosa che non ci aspettavamo: anche la gente semplice era lì e ognuno ha reagito all’interno della sua cultura politica. C’era una donna dell’estrema destra, che si è messa a gridare contro gli imam: voi siete una minoranza, la maggioranza degli islamici fa propaganda alla violenza. Non l’avevo previsto, non pensavo di dover andare a una discussione, ma ho dovuto rispondere. La mia iniziativa doveva essere un gesto simbolico, non un confronto. Ma ho risposto: bisogna rispettare la memoria dei morti.
Qui ci sono 15 imam francesi, molti di loro sono nati in questo Paese e sono venuti per onorare gli stessi morti. Lei è violenta, loro no. Li guardi, sono venuti a portare fiori.
Molta gente ha applaudito.
Poi, tutti avevano la loro storia da raccontare. Dicevano: il mio migliore amico era qui, oppure: conoscevo l’americano ucciso.
Mi sentivo uno psicanalista: tutti avevano qualcosa da dire, si lamentavano di non essere abbastanza informati e avevano paura. Perché la maggioranza degli assassini sono ancora in strada, preparano altre uccisioni domani o fra una settimana e nessuno sa dove. Quando la gente ha paura, è difficile parlare logicamente e la razionalità non esiste più. Siamo preda dei sentimenti.
Ora sentiremo in tv gli specialisti del Medio Oriente spiegare che la violenza è questo e quest’altro, tutte cose che già sappiamo. Però non ci sono risposte per il sentimento di insicurezza che adesso pervade lo stato d’animo dei francesi. Ma il significato del nostro omaggio è stato capito: c’è stato un interesse straordinario dei media, così tanti giornalisti che non so come abbiano potuto lavorare. Alla fine la polizia ha dovuto portare a casa gli imam in auto, non perché temessero violenze su di loro, ma perché non riuscivano ad andare via. C’erano centinaia di persone, è diventato un incontro popolare, non era previsto. Ma il messaggio è arrivato.
L’ estrema destra dirà: Marek ha portato qualche buon imam, ma la maggioranza degli islamici continua a coltivare la violenza. Marine Le Pen sostiene che l’islam è violento come religione: abbiamo sei milioni di islamici in Francia e sono naturalmente violenti.
Ma è stato importante vedere gli imam pregare in arabo qui, indossando gli abiti tradizionali, perché gli abiti sono importanti. Un imam ha fatto un discorso in arabo, uno in francese. Quando alla fine i militanti dell’estrema destra sono arrivati per distruggere questa bella immagine, ho cominciato a cantare la Marsigliese, e tutti mi hanno seguito. Ed era bellissimo vedere gli imam, con un rabbino arrivato all’ultimo momento, che cantavano tutti assieme l’inno nazionale.
(testo raccolto da Giampaolo Cadalanu)