sabato 14 novembre 2015

Repubblica 14.11.15
Partito democratico
Anche la minoranza dem non sta affondando i colpi sul caso Campania
Il premier non scarica il governatore “Impossibile aprire un altro fronte”
di Francesco Bei


ROMA Per Matteo Renzi «il caso è chiuso». Un atteggiamento che potrebbe sembrare sbrigativo, o eccessivamente confidente, ma la rotta scelta dal premier sull’inchiesta De Luca-Mastursi è ormai tracciata. E si sostanzia in una blindatura di fatto del governatore della Campania, a cui con grande munificenza ieri il Consiglio dei ministri ha staccato un assegno da 200 milioni di euro per il risanamento di Bagnoli e della Terra dei fuochi. Preceduto da un amichevole sms del premier allo stesso De Luca per avvertirlo della decisione.
Il Pd, a parte qualche voce critica della minoranza come Bersani, mugugna ma non affonda il colpo. Tanto che Renzi ieri in consiglio dei ministri, consapevole della debolezza del fronte interno al partito, ha potuto maramaldeggiare con il Guardasigilli Andrea Orlando, che il giorno prima si era permesso di prendere le distanze da De Luca. «Andrea - gli ha detto il premier ad alta voce - tu sei quello del “non c’ero”, “non lo conosco”. Come San Pietro con Gesù ». Di fatto, per Renzi, non c’erano alternative rispetto al sostegno politico al governatore. «Non possiamo permetterci di aprire un altro fronte». Dopo aver aspettato tre giorni in silenzio, per capire l’effettiva portata dell’inchiesta e il livello del coinvolgimento di De Luca, il premier ha deciso di agire. «Tra poco - ha confidato ai suoi - tutto questo polverone finirà». Una convinzione diffusa nel gruppo dirigente dem. Tanto che ieri in un corridoio della Camera il vicesegretario Lorenzo Guerini, certo non un estimatore del presidente campano, con un collega di partito si lasciava andare a un’ammissione: «De Luca si salva».
Un membro della minoranza azzarda un paragone con un lontano passato: «Questo Mastursi è più tosto di Primo Greganti. Non parlerà mai. De Luca lo sa benissimo». Insomma, il sentire diffuso nel partito è questo: l’inchiesta non coinvolgerà direttamente il governatore. Il problema quindi torna a essere politico prima che giudiziario. Non è un caso allora se proprio Bersani ci tenga a separare il «quadro giudiziario» in mano alla magistratura, da quello politico che «ce l’ha in mano o meglio spero lo abbia il Nazareno e Palazzo Chigi». Perché per l’opposizione interna al premier il caso De Luca non è limitato alla Campania, ma rappresenta un anello di quella catena che porta su su fino al partito della Nazione. «C’è un rapporto - sostiene Miguel Gotor - tra la costruzione del partito della Nazione dal basso, in Campania, attorno a De Luca, e il gioco a Roma con “Ala” di Verdini e degli amici di Cosentino. Ma un grande partito come il Pd non può farsi condizionare in questo modo». Anello dopo anello la teoria dei bersaniani porta a palazzo Madama, dove si anniderebbero diversi amici di Cosentino nel gruppo Ala, convinti sostenitori e alleati di Vincenzo De Luca. Davvero Renzi si è schierato a difesa del governatore per paura di una ritorsione dei senatori verdiniani? La teoria è suggestiva, ma non regge alla prova dei fatti. Anche perchè i cosentiniani sono troppo pochi - al massimo tre o quattro - per costituire un problema al Senato. «E poi osserva Ignazio Abrignani, uno dei fondatori di Ala - diciamoci la verità: se dovessimo scegliere tra De Luca e Renzi, noi sceglieremmo Renzi». Vincenzo D’Anna, il primo dei sospettati al Senato, è anche il primo ad ammettere che «De Luca non ha alcun peso parlamentare, non si è mai creato una sua corrente ».
Scartata l’ipotesi del ricatto parlamentare, per capire la blindatura di Renzi su De Luca non resta che la politica. Perché il premier, già ammaccato dal caso Marino, davvero non poteva permettersi l’apertura di un altro fronte. Per di più in una regione con milioni di elettori che vedrà Napoli andare al voto tra pochi mesi. Il Pd in Campania è sprofondato in un buco nero e l’unico punto fermo è proprio il governatore. A Montecitorio, parlando ad alta voce al telefono, la segretaria regionale dem Assunta Tartaglione ieri dava una fotografia realistica della situazione: «Dobbiamo dare subito una risposta politica, sennò alle prossime amministrative qua c’accappottiamo ».