Repubblica 13.11.15
Ma i quadri sono di tutti, sta ai prof farlo capire
di Tomaso Montanari
TRE giorni fa, il papa si è fatto portare nel Battistero di Firenze un’opera liberissima (per certi versi “eretica”) di un artista ebreo e (già) comunista: il Crocifisso bianco di Chagall.
Oggi quella stessa opera sembra “pericolosa” a insegnanti che si preoccupano che la visita scolastica alla mostra di arte sacra in cui è esposta non sia percepita come un atto di proselitismo, che potrebbe mettere a disagio bambini non cristiani.
Tutto dipende non dal vero statuto di quel dipinto o di quella mostra (invero un po’ troppo confessionale, anche nel movente: appunto la visita del papa), ma dalla posizione di chi guarda. Francesco è straordinariamente anticonformista, ma bisogna pur dire che un papa muove da una posizione di forza: mentre i bambini musulmani o atei che vanno nelle scuole italiane si trovano il crocifisso al muro, e l’ora di religione cristiana da evitare. Il nostro non è mai diventato, nei fatti, uno Stato laico.
Lo è, però, nei principi fondamentali: cioè nel progetto. Dicendo (all’articolo 9) che il patrimonio storico e artistico è «della nazione », la Costituzione intende dire — tra l’altro — che la Repubblica tutela non solo il patrimonio in sé, ma la sua appartenenza a tutta la nazione, senza ulteriori differenze di appartenenza: ogni cittadino, in quanto membro della nazione e sovrano, è così proprietario dell’intero patrimonio nazionale. È per questo che un cittadino italiano di religione musulmana possiede il Battistero di Firenze non meno del vescovo stesso.
Dunque, non c’è davvero niente di male a portare bambini di qualunque fede a visitare monumenti e opere cristiane: ma il punto è come quei luoghi e quelle opere si leggono, si spiegano, si sanno restituire a ciascuno di quei bambini. Quella mostra, e tutta la nostra altissima arte sacra, si possono (e, anzi, si devono) raccontare non come lezioni di catechismo, ma di storia dell’arte, di storia della cultura. Come pagine di educazione civica.
Ma bisogna saperlo fare: ed è in questo senso che questa preoccupazione è comunque carica di futuro. La domanda è: abbiamo formato le competenze che permettano di educare i nostri figli, di qualunque fede siano, ad una conoscenza laica (cioè storica) della funzione civile del patrimonio, oltre che del suo significato originario? Anche per questo, portare (ma davvero) in tutte le scuole, di ogni ordine e grado, l’insegnamento della storia dell’arte è sempre più urgente.