domenica 8 novembre 2015

La Stampa 8.11.15
“Sinistra Italiana alternativa all’Happy Days di Renzi”
Gli ex Pd e Sel ora sperano in Bersani
Intonando “Bella ciao” fuoriusciti Pd ed esponenti di Sel si uniscono D’Attorre: “Aspettiamo Bersani, Matteo potrebbe spingerlo da noi”
di Francesca Schianchi


«Andiamo a parlare fuori, facciamo una cosa innovativa…». Alle undici e un quarto del mattino, dietro alle porte chiuse di un Teatro Quirino pieno, c’è una piccola folla che intona «Bella ciao» e chiede di entrare. Gli oltre 850 posti disponibili sono occupati, e allora la soluzione la trovano Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre e Nicola Fratoianni: escono loro, trascinano con sé un piccolo corteo, improvvisano un comizio per strada, sotto il sole tiepido e la curiosità dei turisti.
Il battesimo di Sinistra italiana avviene così, per metà tra velluti e palchi del Teatro, per metà per strada, tra delusi del Pd («facevamo parte del circolo dei Giubbonari, qui a Roma: con l’arrivo di Renzi abbiamo lasciato», spiegano in tre) e militanti di sinistra. Protagonisti, Sel e fuoriusciti del Pd, ma in platea ci sono anche intellettuali come il filosofo Michele Prospero e l’archeologo Salvatore Settis, i giornalisti Giuliana Sgrena e Valentino Parlato, vari dirigenti sindacali della Cgil, c’è pure un ex ministro di Berlusconi, il repubblicano Giorgio La Malfa. Per ora si tratta dei gruppi parlamentari (31 deputati; al Senato nascerà più avanti, e saranno dieci), che avranno come consulente economico il premio Nobel Joseph Stieglitz; a gennaio deve partire la fase costituente per creare un vero partito. Da Vendola (ieri assente per ragioni familiari) a Claudio Fava a Corradino Mineo: nella giornata di ieri mancava solo Pippo Civati. E non c’era Maurizio Landini, che pure era stato invitato.
Una sinistra che vuole essere di governo, che rifiuta l’etichetta di Cosa Rossa («a meno che non si cominci a chiamare il Pd Cosa Bianca, il M5S Cosa Grigia e il sodalizio tra Berlusconi e Salvini Cosa Nera», dice il capogruppo Arturo Scotto), orgogliosa di una «cultura keynesiana», che, spiega Fassina, è «alternativa al liberismo alla Happy Days del presidente del Consiglio» (risponde via Twitter il presidente del Pd, Matteo Orfini: «Comunque Happy Days era bellissimo. E divertente. Come deve essere la sinistra»). Una scommessa che, sanno bene, non sarà facile vincere, perché «abbiamo alle spalle tanti fallimenti» (ammissione di Fassina), e conoscono bene il rischio di diventare una forza di pura testimonianza, o di doversi dibattere tra liti e scissioni. Tanto più che un leader ancora non c’è, anche se Fassina e D’Attorre sono i più applauditi.
«Sta nascendo qualcosa di nuovo, inizia un cammino, la costruzione della Sinistra», dichiara speranzoso D’Attorre. Convinto che altri arriveranno dalla minoranza del Pd in sofferenza, «secondo me almeno una decina». Non l’ex segretario Bersani, probabilmente. «Ma non lo escludo. Per ora mi sembra convinto di non lasciare il Pd: ma Renzi potrebbe riuscire anche in quest’impresa…».