giovedì 5 novembre 2015

La Stampa 5.11.15
L’avvertimento di Mineo a Matteo: sei senza scrupoli, ma sai che io so
“Premier subalterno a una donna bella e decisa...”
di Mattia Feltri


Vista la finezza del quesito - chi sarà la «donna bella e decisa» a cui Matteo Renzi si sente «subalterno»? - non lo chiameremo Direttor Sottile, parlando di Corradino Mineo, già direttore di Rainews e ora bellicoso senatore della minoranza del Pd, quella in opposizione costante e irriducibile al governo. Il quesito è stato posto da Mineo nel pomeriggio di ieri in risposta a una sciccheria non pari, ma quasi, rifilata dal premier al libro strenna di Bruno Vespa e anticipata martedì: Mineo «è sempre lì, a spiegare come va il mondo. Al massimo si dimette dal Pd ma la poltrona non la lascia, per carità». Sarà senz’altro interessante occuparsi della poltrona di Mineo a metà di una legislatura lungo la quale circa duecento parlamentari hanno cambiato partito, ma un pochino imprudente visto che buonissima parte di quei duecento la poltrona se l’è conservata prprio per tenere in piedi l’esecutivo più meticcio di tutti i tempi.
Comunque: un po’ di pazienza che il meglio della sfida deve ancora venire. Prima il prologo che risale all’anno scorso, quando Mineo giudicò Renzi con infelice occhio clinico: «Matteo è come un ragazzino autistico». Quell’altra volpe non si lasciò scappare l’occasione per conservare il tono del dibattito: «Offendetemi pure, ma chi ieri mi ha definito ragazzo autistico ha offeso milioni di famiglie che soffrono». E dunque, colpo di tacco dopo colpo di tacco, nell’anticipazione del libro di Vespa ecco il solito Renzi a gomito alto (calcisticamente parlando): un anno fa Mineo «ha offeso in modo squallido i bambini autistici». Addirittura! E insomma, Mineo che già di suo non è tattico come un Giulio Mazzarino, non ci ha visto più e ha offerto la seguente prova che dovete gustarvi dall’inizio alla fine: «Diciamo che Matteo Renzi non ha stile. Non ho mai manifestato l’intenzione di dimettermi, se non in un sms che mandai proprio a lui, disgustato dall’attacco volgare e strumentale che mi aveva mosso. Ma Renzi non si fa scrupoli, rivela conversazioni private, infanga per paura di essere infangato. E lui sa che io so. So quanto si senta insicuro quando non si muove sul terreno che meglio conosce, quello della politica contingente. So quanto possa sentirsi subalterno a una donna bella e decisa. Fino al punto di rimettere in questione il suo stesso ruolo al governo. Io so, ma non rivelo i dettagli di conversazioni private. Non mi chiamo Renzi, non frequento Verdini. Quanto alla poltrona, a differenza forse di qualcun altro, io non ne ho bisogno. Ho lavorato per 40 anni, salendo passo dopo passo il cursus honorum, da giornalista fino a direttore. Ho preso un impegno accettando la candidatura che Bersani mi propose e lo manterrò in barba a chi vorrebbe asfaltare il dissenso. Quanto ai bambini autistici, è stato Renzi a strumentalizzarli nel modo più squallido per spianarmi. Li ha usati per strappare un applauso e non ha fatto poi seguire un solo provvedimento per andare incontro alle famiglie in difficoltà».
Infine, assieme ai quattro gatti che non avessero capito, supponiamo che la «donna bella e decisa» sia Maria Elena Boschi. E forse lei sa che noi sappiamo che loro due non sanno l’effetto che fanno.