giovedì 5 novembre 2015

Corriere 5.11.15
Le frasi sessiste di Mineo diventano un caso
E anche la sinistra pd chiede: «Ora le scuse»
di M.Gu.

ROMA Corradino Mineo, ancora lui. Il senatore giornalista, che ha di fresco lasciato il Pd, è di nuovo al centro delle polemiche per alcune dichiarazioni, cariche di ambiguità, contro Matteo Renzi. «Lui sa che io so...» ha insinuato l’ex direttore di Rainews 24, offeso perché il premier lo ha dipinto come un politico attaccato alla poltrona. «So quanto possa sentirsi subalterno a una donna bella e decisa, fino al punto di rimettere in questione il suo stesso ruolo al governo. Io so, ma non rivelo i dettagli di conversazioni private. Non mi chiamo Renzi, non frequento Verdini, non sono nato a Rignano». Questa la frase di Mineo, stigmatizzata dai renziani e, con comprensibile imbarazzo, anche dalla sinistra del Pd. «Meschinità che superano i confini della lotta politica», prende distanze il bersaniano Miguel Gotor.
I renziani respingono in coro «avvertimenti e minacce». Finché, a sera, interviene Luca Lotti. «L’odio personale verso Renzi supera ogni decenza, il linguaggio allusivo di Mineo si commenta da solo — scrive il sottosegretario alla presidenza del Consiglio —. Chi conosce Renzi può definirlo in vario modo, anche colorito. Etichettarlo come subalterno, fa sorridere di gusto». E c’è anche un pensiero di «affettuosa solidarietà» per chi si è messo in viaggio al fianco di Mineo: «Gli amici gli stiano vicino, perché evidentemente il senatore ne ha bisogno».
Mineo non ci sta e, al cellulare, rincara le accuse. Dice che Palazzo Chigi ha scatenato contro di lui «la macchina del fango» e assicura che la questione è politica, non personale: «È stato con me virulento e vessatorio, mi chiedo cosa abbia nella testa uno che prende un mio sms privato di un anno fa e, manipolandolo, lo rivela a Vespa per dire che sono attaccato alla poltrona. È una pazzia». Sta esagerando, senatore. Perché ha fatto quel riferimento di pessimo gusto? «Io la Boschi non l’ho citata e chi fa il suo nome se lo inventa — risponde Mineo —. Non confermo nel modo più assoluto di essermi riferito a lei, ci sono in Parlamento altre donne belle e decise, come la Finocchiaro».
I «dem» sono in rivolta. Laura Cantini racconta che le donne del Pd «sono schifate dalle allusioni di Mineo, pizzini senza senso». Roberto Giachetti condanna «la volgarità e il delirio», che rendono necessaria «la Croce Rossa, più che la Cosa Rossa». Andrea Marcucci respinge le «bassezze» di Mineo. Il senatore ricorda che «il Pd è pieno di donne belle e decise» e invita a stendere un pietoso velo: «Spero che la Cosa Rossa abbia altri temi di confronto». E la senatrice Francesca Puglisi, su Twitter: «Per Mineo il termine donna deve suonare come una disgrazia».
Molto irritati anche i tre deputati fuoriusciti giusto ieri, Alfredo D’Attorre, Carlo Galli e Vincenzo Folino, ai quali Mineo ha rubato la scena. Irritati sia per il merito, sia perché l’insultante nota del senatore approda sulle agenzie poco dopo la fine della conferenza stampa di addio al Pd, alla quale lo stesso Mineo aveva assistito. E che era stata convocata per spiegare il documento «Ricostruire la sinistra» e annunciare i nuovi gruppi parlamentari con Sel, che avranno nel nome la parola sinistra. «Mineo ha sbagliato, si scusi» è la preghiera di Stefano Fassina, l’ex viceministro che sabato sarà sul palco del teatro Quirino per lanciare la nuova forza politica.