La Stampa 26.11.15
500 euro per 550mila ragazzi
“I 18enni? Apolitici o votano M5S. Un elettorato difficile da sedurre”Secondo i sondaggisti la card-cultura non porterà voti a Renzi
L’astensionismo è molto forte tra i giovani. Il 60% di chi vota alle primarie ha più di 45 anni
di Francesca Schianchi
Il premier Renzi l’ha descritto come uno strumento utile ai neomaggiorenni per acquisire la consapevolezza di «essere protagonisti e coeredi del più grande patrimonio culturale del mondo». Trecento milioni di euro di stanziamento pari a 500 euro ai circa 550 mila ragazzi che compiranno 18 anni nel 2016, da spendere in consumi culturali, «teatri, musei, concerti, libri», elenca Renzi. Un’iniziativa che lui inserisce tra i provvedimenti in risposta al terrorismo, ma che altrove interpretano in modo diverso: «Una mossa elettorale», la definisce il leader della Fiom, Landini; «una misura maldestra per conquistarsi i giovani che, come dimostrato dalle rilevazioni, votano il M5S», la ritiene Beppe Grillo, che parla di «elemosina al potere» e scatena centinaia di militanti via Twitter al grido di #TienitiIlTuoBonus. Ma loro, i neo 18enni, come vivranno questa novità? L’assegno da 500 euro avrà un effetto sulle loro decisioni nelle urne, scalfendo la preferenza per i Cinque stelle o l’astensionismo?
«Tra i 18enni, l’orientamento maggiore è l’astensione: oltre il 55% non vota», fotografa il quadro delle intenzioni di voto il direttore di Ipr Marketing, Antonio Noto, «la prima forza politica è il M5S, che noi stimiamo al 28% in generale ma al 37% nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni, a seguire il Pd». Per capirsi su quali siano le percentuali di interesse per i democratici tra i neofiti del voto, «c’è un dato che ritorna alle loro primarie: circa il 60% di chi si presenta ai gazebo ha più di 45 anni». Una tendenza che confermano anche altri istituti di sondaggi, da Ixé («negli elettori fino ai 55 anni il primo partito è quello di Grillo», dice il presidente Roberto Weber) a Demopolis: scarsa propensione a partecipare - «i ragazzi credono in valori “tradizionali” come la famiglia, il lavoro, l’amicizia, l’amore, ma non nei partiti», spiega il direttore, Pietro Vento -, solo tre su dieci saprebbero chi votare, e tra i pochi che andrebbero alle urne (negli under 25, Demopolis registra un’affluenza alle politiche sotto al 50%) «il più votato sarebbe il M5S, nettamente sopra il Pd in quella fascia d’età». L’unico in controtendenza è Nicola Piepoli dell’omonimo istituto, che suddivide i giovanissimi che votano suppergiù in tre parti uguali tra centrosinistra, centrodestra, e Cinque stelle.
Non sono ancora state fatte indagini per capire quanto il bonus possa modificare il quadro, «ma, considerato il disinteresse per la politica dei giovanissimi, difficilmente potrà avere effetti elettorali significativi sulla fascia che dovrebbe beneficiarne», valuta Vento. Giudizio simile a quello di Noto: «La formazione del consenso – spiega – avviene in tempi lunghi, non su una singola iniziativa. Possono far cambiare orientamento ai giovani politiche che affrontino veramente le loro problematiche, non un assegno una tantum». A dimostrazione di questa teoria, Noto porta l’esempio degli 80 euro: «Se fosse vero che il 40% al Pd alle Europee dell’anno scorso è stato provocato dal bonus degli 80 euro, ipotesi che non condivido, beh dovremmo dire però che già alle Regionali l’effetto di quell’assegno è svanito». E come ha fatto il M5S a conquistarli? «È riuscito a far passare il messaggio: noi siamo diversi dai partiti. In questa percezione di differenza sta la sua forza tra i giovanissimi», è l’analisi di Vento. E dove si concentra, geograficamente la forza del M5S? «È molto trasversale, solo un po’ meno accentuata nei grandi centri», risponde Weber.
Sarà da vedere come questi teenager potranno accogliere la novità renziana. «Nell’impatto comunicativo – sottolinea infine Noto – molto dipenderà anche da come il bonus verrà distribuito: 500 euro in un colpo solo, o in rate mensili?». Su cosa sarebbe più efficace, non ha dubbi: «500 euro in un’unica tranche».