mercoledì 25 novembre 2015

La Stampa 25.11.15
Micromega e Rodotà chiamano, stavolta il M5S e Di Battista rispondono
di Jacopo Iacoboni


Micromega organizza un evento classico della sinistra-radical, molto legato alla difesa della Costituzione, al dibattito sul conformismo e sul renzismo, a quella tradizione della sinistra extra-Pd; Paolo Flores, il direttore, invita Stefano Rodotà a parlarne e - sorpresa - chi accetta di andarsi a sedere a dibattere con loro? Alessandro Di Battista.
La cosa avrà luogo venerdì pomeriggio a Roma, al teatro Sala Umberto, e è interessante per alcune ragioni, la prima la sottolinea Flores, «in passato nel Movimento avevano sempre rifiutato iniziative promosse da altri mondi, oggi no, mi pare un segno interessante». La seconda è che a farlo sia Di Battista. Mentre Di Maio prova a rivolgersi all’elettorato moderato, o apertamente di destra, e ammicca apertamente al mondo delle forze dell’ordine e al Viminale, Di Battista cura l’anima vagamente radical - o pacifista terzomondista - del Movimento. Si tratta naturalmente di pulsioni incompatibili, ma in questa divisione del lavoro dentro il Movimento è significativo che si sia riaperto un canale con la sinistra, e proprio a Roma dove - giusto per ricordare - Stefano Fassina non ha affatto escluso che in un eventuale ballottaggio per il Campidoglio gli elettori di Sinistra possano sostenere il candidato dei cinque stelle. Movimento che però, a Roma, è assai girato a destra (eufemismo).
In questo groviglio di contraddizioni, Di Battista si ritaglia uno spazio d’iniziativa suo, e magari prova anche a ricucire quella frattura avvenuta tra Movimento e Rodotà dopo i tempi ormai lontani in cui il Movimento propose il suo nome per il Quirinale.
Di cosa si parlerà venerdì lo spiega Flores sul nuovo numero di Micromega, intitolato Riprendiamoci la sovranità: «La vera antipolitica sono gli espropriatori di democrazia della gilda dei politici di professione ormai inestricabilmente impastati con i privilegiati della finanza, del management, della corruzione, cornucopia di impunità anche per la criminalità organizzata». Il punto offerto alla discussione è utilizzare il vecchio slancio anti-Casta e anti-privilegio «contro la sudditanza all’establishment». Insomma, anche in chiave anti-Renzi. In questo la difesa della Costituzione e la critica alla riforma Boschi è un trait d’union abbastanza naturale tra i due mondi - Sinistra e M5S - a dispetto del no di Casaleggio a qualunque partecipazione a eventi altrui.
Di Battista in tutto questo è sempre quello delle uscite assurde sull’Iraq? Nonostante il M5S sulla politica estera sia stato totalmente scisso tra richiamo al pacifismo e la pura subalternità parlamentare a Renzi (i capigruppo hanno accettato passivamente l’invito a Palazzo Chigi, altra cosa impensabile alle origini), Di Battista ora dice che «non c’è nessuna trattativa possibile con quei tagliagole», e chiede che il governo «la smetta di fare affari con chi finanzia l’Isis». Forse però è nella chiave della amministrative - soprattutto a Roma - che va letta questa apertura M5S al mondo Rodotà-Micromega. «A Roma possiamo dare la spallata al governo Renzi», dice Di Battista; lui virando a sinistra, Di Maio da destra.