lunedì 23 novembre 2015

La Stampa 23.11.15
Costanzo: la psicanalisi in tv? Esercizio d’ascolto degli altri
Il regista di “In Treatment 2”: Castellitto emozionante
di F. C.

Torino Il grande show della psicanalisi, con i suoi personaggi tormentati, i nodi da sciogliere, le rivelazioni, le tragedie annunciate. Dopo il successo della prima stagione, Saverio Costanzo ha diretto la seconda serie di In Treatment (da oggi su Sky Atlantic Hd alle 19,40) imparando a muoversi sempre meglio dentro una «struttura drammaturgica classica, da tragedia greca, che prevede un prologo, un primo atto, un colpo di scena e un epilogo». Una costruzione che affascina i telespettatori, perchè guardare In Treatment è un po’ «come spiare le sedute di analisi di qualcuno . Non ci sono pretese scientifiche, ma ci si sente accompagnati in una specie di seducente voyeurismo».
Al centro della solida impalcatura di In Treatment c’è di nuovo il Dottor Mari, colpito dalle «tempeste delle vita» , la fine del matrimonio, l’allontanamento dai figli, il trasloco in un nuovo appartamento e soprattutto il processo che dovrà affrontare dopo essere stato accusato dal padre di un suo paziente, di non aver saputo evitare il suicidio del figlio: «Castellitto è un attore sorprendente, ha una maturità, un carisma, una grande dolcezza negli occhi e una capacità di dare energia a tutto il set. Di Mari sa rendere al meglio il tono di distacco partecipato e, quando fa venir fuori il suo “Io paterno”, è davvero emozionante».
Stavolta dovrà vedersela con temi spinosi come l’«elaborazione del lutto» e perfino ingaggiare una corsa contro il tempo per convincere la giovane studentessa Elisa (Greta Scarano) a curarsi il cancro che le è appena stato diagnosticato: «Guardare In Treatment può essere utile come esercizio di ascolto delle persone, una pratica che restituisce sempre qualcosa. È una televisione intelligente, che si propone al pubblico in modo onesto».
Con il cinema non ha niente a che vedere, e Saverio Costanzo che, nel frattempo sta scrivendo il suo nuovo film, ne è convinto: «Il cinema è sempre più anarchico, più sorprendente, nelle sue mille increspature permette più cambiamenti di tono». E poi ci sono le differenze nelle modalità del lavoro: «Abbiamo girato a Formello, facendo una vita molto più metodica di quella che, in genere, si fa su un set cinematografico. Per un regista è un’esperienza salutare».
Ma non tanto forte da farlo precipitare nella serie-mania dilagante: «So che ci sono serie stupendamente confezionate - spiega Costanzo -, ma so anche che non avranno mai l’imprevedibilità di un film. Si vedono per il puro gusto di intrattenersi, mentre il cinema si può vedere anche per nutrirsi».