domenica 22 novembre 2015

La Stampa 22.11.15
“Portare la bellezza nelle periferie per fermare il fanatismo distruttivo”
Piano costruirà il nuovo palazzo di Giustizia a Parigi “Abbiamo scelto la banlieue, le idee giuste vincono”
A Clichy-Batignolles Il nuovo tribunale sorgerà nella periferia nord di Parigi, a 2 km dal covo jihadista di Saint-Denis
di Andrea Plebe


Affisso alla parete alle spalle di Renzo Piano c’è il progetto del nuovo Palazzo di giustizia di Parigi. Alcuni schizzi, disegni e sezioni raccontano il futuro tribunale che oggi ha sede nel cuore della capitale, sull’Île de la Cité: dal centro alla periferia nord di Clichy-Batignolles, un’intersezione chiave fra differenti aree amministrative di Parigi e i sobborghi. Il palazzo di giustizia si sviluppa su un «piedistallo» lungo e basso, sul quale si innalzano tre volumi di forma decrescente: 90 aule che beneficeranno di luce naturale, terrazze su cui saranno piantati 500 alberi, una piazza di 6mila metri quadri sull’Avenue de la Porte-de-Clichy. «Un tribunale nella banlieue nord - racconta Piano -. A duemila metri dal luogo in cui la polizia è intervenuta dopo gli attentati di Parigi. Eravamo stati su quel cantiere poco prima della tragedia del 13 novembre...».
Vicino al covo jihadista
Il riferimento è al covo di Saint-Denis, dove mercoledì le forze di sicurezza francesi hanno compiuto il blitz. L’uditorio, formato da una settantina di studenti della facoltà di architettura dell’Università Vanvitelli di Napoli, accolti nella classroom della Fondazione Renzo Piano a Punta Nave, ascolta con attenzione.
Si parla soprattutto di bellezza, anche se la premessa è che di bellezza non si può parlare perché appena la nomini ti sfugge via dalle mani, evapora: però il ricordo di quanto è accaduto a Parigi aleggia come una nuvola scura e ogni tanto si riaffaccia, inevitabilmente, nella conversazione. A Parigi c’è lo studio principale di Renzo Piano, nel cui staff si è contata purtroppo una vittima, un giovane architetto tedesco, e due feriti, colpiti nell’attacco al ristorante «Petit Camboge». La notte degli attentati l’architetto era a Londra per lavoro, ma lo sgomento non è stato meno forte.
La banlieue... «Bisogna prendere coraggio di fertilizzare le periferie - riprende Piano -. Nel nuovo Palazzo di giustizia lavoreranno tremila magistrati, ruoteranno diecimila persone... Certamente c’era chi non voleva che fosse costruito in quella zona, e si è opposto, ma non l’ha avuta vinta. Le idee giuste vanno sempre avanti. Il cambiamento trova inevitabilmente degli oppositori, ma non c’è arte che non si alimenti del dovere di cambiare, di rappresentare il cambiamento».
Architettura e musica
Architettura, dunque, ma non solo. Il pensiero di Renzo Piano va a chi quel cambiamento cerca di realizzarlo anche attraverso un progetto musicale, come Daniel Barenboim, che con lo scrittore Edward Said ha fondato la West Eastern Divan Orchestra con lo scopo di favorire il dialogo fra musicisti provenienti da Paesi e culture storicamente nemiche, israeliani e palestinesi. «Bisogna alimentarsi di realtà, per poi trasformarla», dice Piano agli studenti.
Ma che cos’è allora la bellezza, è possibile educare a conoscerla, a praticarla? Sarebbe migliore il mondo se le persone venissero educate alla bellezza? «La bellezza deve essere anche etica, è bellezza quando è anche buona - risponde Piano - Léopold Senghor, il poeta che è stato anche presidente del Senegal, quando mi chiamò per un progetto a Dakar mi disse che nelle lingue africane bello e buono sono le stessa parola». Per Piano la bellezza si associa anche alla curiosità scientifica, alla voglia di sapere e di conoscere «che rende le persone migliori», all’amore per la città «come luogo di civiltà» e per la gente che vi abita. «Gli assassini che hanno colpito a Parigi - dice l’architetto agli studenti, sottolineando che non parla di Islam ma solo di quei terroristi, dei fanatici - volevano colpire proprio quella bellezza, la civiltà che ci tiene assieme».