La Stampa 20.11.15
Rossi: la rottamazione ha avuto un senso positivo
Il governatore toscano: io alternativo al premier, ma alla Leopolda ci sarò
di Francesca Schianchi
«La rottamazione ha avuto un significato positivo di rottura». A sorpresa, a difendere la rottamazione criticata dal renziano Matteo Richetti non è un fedelissimo del premier, ma un suo avversario storico fin dai tempi della «convivenza istituzionale» in Toscana, un ex Pci già candidato a contrastarlo da sinistra al prossimo congresso del Pd: il governatore toscano Enrico Rossi. Tirato in ballo proprio da Richetti.
Anche in Toscana, ha detto il renziano deluso, non si è vista l’innovazione promessa. Era lei il vecchio da rottamare?
«Credo che il giudizio dei cittadini toscani conti più di quello di Richetti o di D’Alema, che pure fece una battuta su di me: sono quello che ha preso più voti nel centrosinistra tra le regioni andate al voto in questa tornata. Come diceva Thoeni, sono arrivato uno».
La promessa rottamazione però non c’è stata…
«A volte, quando si è prodotta una rottura eccessiva abbiamo avuto risultati negativi, perdendo laddove pensavamo che l’innovazione pagasse. Altre volte, quando abbiamo saputo scegliere, non sono mancati i risultati, come alle Europee. Comunque io sulla rottamazione la penso diversamente da Richetti».
Come la pensa?
«È stata un’enorme spinta al cambiamento, voluta anche da tanti elettori, che ha avuto un significato positivo di rottura: ora si tratta di formare meglio una nuova classe dirigente e radicare il partito sul territorio».
Pensa anche lei che sia stata minata l’identità del Pd?
«Dipende di quale identità si parla. Io penso all’identità legata al mondo del lavoro e alla giustizia sociale: in questo senso, il lavoro fatto dal governo si può rivendere per molti aspetti, dagli 80 euro al tentativo di sconfiggere il precariato».
Il partito sui territori come sta?
«Va ricostruita l’organizzazione, bisogna fare il tesseramento, dare agli iscritti più possibilità di partecipare. Ma è diverso da quel che dice Richetti: io parlo di radicamento, lui si ferma alla rottamazione».
Renzi come segretario non è un po’ assente?
«Il partito l’ha riunito tante volte, ora serve un documento per aprire una discussione tutti insieme sul partito».
Che ne pensa della proposta dei mille banchetti a dicembre?
«Mi sembra un’ottima idea».
Presidente, non è che è diventato più renziano lei di Richetti?
«Questo va chiesto a Richetti, io non lo conosco molto… Io sto tentando di organizzare dentro al Pd un profilo di sinistra che contribuisca alla crescita del partito. E che abbia con Renzi un rapporto leale, senza fare un’opposizione sterile: a dicembre parteciperò alla Leopolda».
Lei alla kermesse di Renzi? Ma non ci è mai andato prima…
«Perché l’ho sempre vissuta come una corrente del Pd».
Allora perché quest’anno ci va?
«Perché il mio interesse per la politica è cresciuto, e la Leopolda rappresenta la corrente maggiore del mio partito, dove parlerà il mio segretario. Se mi daranno la parola, parlerò di legge di stabilità e di radicamento del partito. Questa convention autorizza a organizzarne anche altre: dobbiamo essere plurali ma uniti».
Cioè potrebbe organizzare una sua Leopolda anche lei, in vista della candidatura al congresso?
«La Leopolda è di Renzi, ma possiamo chiamarla assemblea: beh sì, se questo mio impegno andrà avanti, qualcosa proverò a fare anch’io».
Alternativo a Renzi ma, ha precisato, non antirenziano.
«Io ho detto la mia sulla Finanziaria prima che altri lo facessero, e senza stracciarmi le vesti come altri hanno fatto...».
Si riferisce a Chiamparino?
«Non so, molti si sono stracciati le vesti. Io ho fatto il passo avanti di metabolizzare Renzi, ora voglio stare nel dibattito congressuale dicendo la mia».