mercoledì 18 novembre 2015

La Stampa 18.11.15
Ue: Italia sorvegliata speciale
Rinviato lo sconto da 5 miliardi
Dombrovskis: la flessibilità non deve servire per tagliare la Tasi
di Marco Zatterin


Il giudizio sulla legge di Stabilità 2016 è costruito per fare tutti almeno un po’ contenti e lasciare margini di negoziato. Anche se - oltre a dire che si sta rimettendo bene in carreggiata - la Commissione Ue assegna ancora una volta il tesserino di «sorvegliato speciale» all’Italia, e rinvia all’anno nuovo la decisione su 5-8 miliardi di flessibilità. Poi arriva Valdis Dombrovskis, vicepresidente per l’Euro, e sembra un treno.
Dice, l’ex premier lettone, che «né la clausola delle riforme strutturali, né quella degli investimenti, possono essere usate per compensare il taglio della tassa sulla prima casa». Sotto sotto, il governo sperava di fare proprio quello, liberare mezzi per compensare l’addio alla Tasi. Ora dovrà trovare nuove ricette. O convincere Bruxelles che il cantiere dell’era Renzi è un’opera pluriennale che va vista e approvata nell’insieme. Con l’opinione diffusa ieri sulla Legge di bilancio per il 2016, la Commissione Ue ribadisce che il nostro Paese, come Austria e Lituania, è «a rischio di non conformità rispetto alle disposizioni del Patto di Stabilità» che governa l’economia a dodici stelle e, pertanto, rimane sotto osservazione.
Il problema è che la manovra in discussione «potrebbe avere l’effetto d’un significativo scostamento rispetto al percorso di aggiustamento degli obiettivi di medio termine». Non consentirebbe cioè di ridurre adeguamenti la dinamica del debito. E’ giudizio secco, ma non definitivo. Anzi, l’impressione è che sia più un rimbrotto che l’accelerazione verso una bocciatura, anche perché Bruxelles apprezza i segnali concreti di ripresa e il cammino di riforme del governo Renzi, soprattutto sul mercato del lavoro. La menzione dei conti «a rischio» si accompagna tuttavia con il rinvio delle decisioni sugli sconti di bilancio possibili in funzione dei costi eccessivi provocati dalla crisi dei migranti (0,2% del Pil). E anche con il nulla di fatto, per il momento, sul secondo bonus chiesto dall’Italia, quello relativo alla “clausola degli investimenti”, che consente a chi ha un piano di azione strutturale di scorporare parte dei costi rispetto degli impegni contabili. Manca il chiaro piano, si scopre.
Come annunciato da La Stampa giovedì, la Commissione ammette che «stando alle previsioni economiche, sembra che i criteri di ammissibilità per la clausola di investimento possano essere soddisfatti». Però vuole esser certi che gli scostamenti «siano avvenuti per aumentare gli investimenti». Alla luce di questo, il Team Juncker «invita le autorità (italiane) ad adottare le misure per garantire che la manovra 2016 sia compatibile col Patto di stabilità». «Frase rituale», dicono a Bruxelles. Non implica una manovra bis. Un paio di anni fa con questi numeri ci avrebbero bocciati. Ora rinviano (a febbraio/marzo) la flessibilità: 0,3 punti della clausola investimenti e 0,2 (non contabilizzati) del bonus per l’emergenza migranti. Sono 8 miliardi di minore ossigeno. La chiave politica è che la Commissione apprezza gli sforzi del governo, ma vuole essere convinta. La finanziaria 2016 prevede un peggioramento del disavanzo strutturale di mezzo punto mentre l’impegno era una riduzione di almeno lo 0,1. Lo scarto è dello 0,6, cioè 10 miliardi. Padoan incassa bene: «Il bilancio 2016 è stato costruito in modo coerente con il Patto di Stabilità e la Commissione riconosce le riforme fatte». Sulla flessibilità che manca, ovviamente preferisce non dir nulla.