mercoledì 11 novembre 2015

La Stampa 11.11.15
Dopo quasi 44 anni il primo arresto per il Bloody Sunday
Fermato un parà inglese per la strage di cattolici irlandesi nella domenica di sangue di Derry: “Uccise tre ragazzi”
di Vittorio Sabadin


Un ex soldato britannico di 66 anni è stato arrestato con l’accusa di omicidio per avere sparato sulla folla nel «Bloody Sunday», la domenica di sangue di 43 anni fa nella quale i paracadutisti inglesi uccisero 14 manifestanti a Derry, nell’Irlanda del Nord. L’arresto, al quale potrebbero seguirne altri, riapre a sorpresa ferite che sembravano essere state definitivamente chiuse con la stretta di mano tra la regina Elisabetta e Martin McGuiness, un ex leader dei terroristi nordirlandesi, e fra il principe Carlo e Gerry Adams, un altro ex capo dell’Ira.
Lo stesso accordo del «Good Friday», firmato dal premier Tony Blair a Belfast nel 1998, sembrava avere chiuso ogni contenzioso e conteneva, si dice, un’intesa segreta per una reciproca amnistia.
Il 30 gennaio del 1972, in un clima politico estremamente violento a causa degli scontri tra i cattolici indipendentisti e i protestanti, favorevoli all’unione con la Gran Bretagna, un reparto di paracadutisti guidato dal colonnello Derek Wilford aprì il fuoco contro i partecipanti a una pacifica manifestazione di protesta dei cattolici, uccidendo 13 persone e ferendone 14, una delle quali morirà mesi dopo. I soldati si erano giustificati affermando che qualcuno dalla folla aveva sparato per primo, ma nessun testimone confermò la loro versione dei fatti. Il «Bloody Sunday» segnò una svolta importante, perché radicalizzò lo scontro portando molti repubblicani moderati ad arruolarsi nell’Ira e a dare inizio a una sanguinosa guerra contro Londra durata quasi trent’anni.
Indagini lunghe 40 anni
Una prima commissione d’inchiesta del governo, affidata a Lord Widgery, aveva accolto totalmente la versione dei fatti dei militari, e aveva terminato i lavori senza richieste di condanne. Ma nel 1998 Tony Blair ne aveva istituita un’altra, guidata da Lord Saville, proprio per rispondere alle accuse di insabbiamento che ancora arrivavano dai parenti delle vittime. Lord Saville ha impiegato 12 anni e speso quasi 400 milioni di sterline (450 milioni di euro) per concludere la sua indagine, depositata nel 2010: dopo averla letta, David Cameron aveva chiesto scusa a nome del governo, per una azione «ingiustificata e ingiustificabile».
L’inchiesta di Saville ha portato all’inchiesta odierna, che secondo l’ispettore capo nordirlandese Ian Harrison «apre una nuova fase nella vicenda e continuerà per un po' di tempo». Dal 2012 sono stati ascoltati 200 soldati, con la protezione dell’anonimato. Le testimonianze di chi partecipò al massacro hanno così determinato il primo arresto di un ex «paratrooper», l’uomo di 66 anni ora incarcerato nella contea di Antrim. È accusato di avere ucciso William Nash, di 19 anni, John Young, di 17 e Michael McDaid, di 20, e di avere ferito il padre di Nash, Alexander, mentre soccorreva il figlio.
Kate Nash, sorella di William, è soddisfatta: «Sono felice – ha detto –. Abbiamo combattuto a lungo per essere trattati equamente all’interno del sistema giudiziario, e ce l’abbiamo fatta». Nel 2013, il ministero della Difesa aveva offerto 50mila sterline a ogni famiglia delle vittime, ma nessuno l’aveva accettata. Il velo che aveva coperto la questione nordirlandese è stato di nuovo squarciato, e mostra ferite che sanguinano ancora.