il manifesto 18.11.15
Netanyahu prende la palla al balzo: colonie e pugno duro con gli islamisti
Israele/Territori occupati. Dopo gli attentati a Parigi il premier israeliano ha annunciato la messa fuori legge del braccio settentrionale del Movimento islamico e dato il via libera a nuove costruzioni in due colonie.
di Michele Giorgio
GERUSALEMME Il governo Netanyahu spinge sull’acceleratore, sfruttando il clima di paura e ancora più islamofobo e anti-arabo che regna in Europa e in Occidente dopo i sanguinosi attentati di Daesh a Parigi. È stato immediato il rilancio della colonizzazione e del pugno di ferro contro i palestinesi, anche quelli con cittadinanza israeliana. Politiche non nuove che l’esecutivo di destra spiega come una risposta al terrorismo jihadista. Ieri il premier e i ministri della difesa Moshe Yaalon e della sicurezza Gilad Erdan hanno annunciato la messa fuori legge del braccio settentrionale del Movimento islamico in Israele che, ha detto lo stesso Netanyahu, «incita alla violenza contro cittadini innocenti, mantiene legami con Hamas, mina alla base l’esistenza di Israele per sostituirlo con un Califfato islamico». Un “pericolo” che, a quanto pare, il primo ministro pensa di arginare procedendo a una ulteriore espansione delle colonie ebraiche nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est. Due giorni fa, ha riferito il giornale Haaretz, ha autorizzato la commercializzazione di terreni per la costruzione di nuove case in due colonie ebraiche: 436 unità a Ramat Shlomo, 18 a Ramot.
Il ministro Erdan sostiene che gli islamisti hanno «fomentato violenze e atti di terrorismo». Accuse che al movimento islamico israeliano del Nord (più radicale, esiste anche una frazione meridionale più integrata nel Paese) sono rivolte da anni. Però non sono state provate dalla magistratura ordinaria. Tanto è vero che per proclamare la sua messa fuori legge il governo ha dovuto far ricorso ai poteri eccezionali del 1948 attribuiti al ministro della difesa. Erdan, che ama sempre dire ciò che pensa e programma, ha messo in collegamento il colpo sferrato agli islamisti israeliani con le stragi di Parigi. «Israele – ha commentato – ha scelto di essere in prima linea nella lotta contro l’Islam radicale i cui emissari hanno fatto strage di innocenti a New York, Parigi, Madrid e in Israele. Il Movimento Islamico, l’Isis, Hamas hanno la stessa ideologia che fomenta attentati ovunque e terrorismo in Israele… Per noi è giunto il momento di utilizzare i mezzi a nostra disposizione nella guerra contro il terrorismo».
In realtà il provvedimento è l’ultimo atto di un conflitto aperto che va avanti da tempo e che si è riacutizzato negli ultimi mesi, in particolare con il leader del movimento islamico Raed Salah, da anni attivo nel promuovere “comitati di difesa” della Spianata delle Moschee di Gerusalemme. Per le autorità israeliane Salah – che tra qualche giorno andrà in carcere per scontare una pena inflittagli il mese scorso per “incitamento” — diffonderebbe menzogne su una presunta intenzione del governo di violare lo status quo sulla Spianata e spingerebbe alla sollevazione i fedeli musulmani. Già qualche mese fa, il governo aveva proclamato l’illegalità dei movimenti Murabitoun e Murabitat, uomini e donne che su incarico del movimento islamico organizzavano proteste nella città vecchia di Gerusalemme contro gli ultranazionalisti israeliani che andavano sulla Spianata. Le attività del movimento ora sono vietate e nella notte tra lunedì e martedì la polizia ha chiuso 17 sue istituzioni, ha congelato i suoi conti bancari, sequestrato file, computer e fondi in 13 uffici, in particolare nella città di Umm el Fahem, la roccaforte islamista dalla fine degli anni Ottanta. Il provvedimento permetterà al governo anche di confiscare terre e immobili del gruppo islamico.
La messa fuori legge del movimento di Raed Salah viene letta dai palestinesi d’Israele come un attacco a tutta la minoranza araba, dai comunisti fino agli islamisti. Una mossa che, affermano, potrebbe preludere a nuove misure contro i cittadini arabi e le loro istituzioni. Il governo Netanyahu ha oltrepassato una ”linea rossa” ha spiegato Mohammed Barake un dirigente politico della comunità palestinese in Israele, ricordando che il movimento islamico da decenni svolge una intensa attività sociale a sostegno dei più poveri ed emarginati. I palestinesi d’Israele hanno proclamato per domani uno sciopero generale di protesta in tutti i centri abitati arabi.
Intanto ieri sera un palestinese, Mohammed Saleh, è rimasto ucciso, pare in uno scontro a fuoco con soldati israeliani, vicino a Turmus Ayya (Ramallah).