Corriere Salute 29.11.15
Salute mentale
La corsa a ostacoli delle famiglie
di M.G.F.
Ricovero in strutture inadeguate per un’errata valutazione o per la mancata disponibilità di servizi per la salute mentale; difficoltà di accesso alle cure pubbliche; famiglie in affanno che non sanno come assicurare un’assistenza psichiatrica adeguata ai loro cari. Sono tra i principali disagi nell’ambito della salute mentale che i cittadini hanno segnalato nel 2014 al PiT Salute (Progetto integrato di Tutela) di Cittadinanzattiva e Tribunale per i diritti del malato. «Le lunghe liste di attesa per accedere ai servizi sono dovute anche alla presenza di pochi medici che operano all’interno dei Dipartimenti o Centri di salute mentale — riferisce Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanzattiva — . La cronica insufficienza di personale specializzato, strutture e mezzi “pesa” ancor più in quest’area in cui è necessaria un’assistenza costante, sia a livello sanitario che riabilitativo e sociale, a persone già fragili».
Il risultato? «Si rischia l’abbandono del paziente in condizione di bisogno e l’aggravamento delle sue condizioni di salute — risponde Aceti — . A volte, la visita nella struttura pubblica serve solo per la prescrizione di farmaci. Sono carenti, invece, percorsi individualizzati e integrati anche con il sociale». E le famiglie vivono spesso il dramma quotidiano di dover “gestire” da sole un parente che ha bisogno di assistenza psichiatrica. Chi può permetterselo ricorre a cure private. Preoccupa poi l’aumento delle segnalazioni sul ricorso al trattamento sanitario obbligatorio, quella particolare procedura che si attiva quando la persona non è in grado di intendere e di volere e, per questo, si rende pericolosa per sé o per gli altri.
I cittadini hanno riferito al Pit Salute anche episodi di violenza «non giustificata» e una scarsa chiarezza nelle procedure. «Dalle segnalazioni emerge che i Tso non sono appropriati nella maggior parte dei casi — denuncia Aceti — . É grave che si ricorra a questa procedura “estrema” a causa della carenza di servizi in grado di prendere in carico i bisogni personalizzati dei malati e dare supporto alle loro famiglie».