Corriere 27.11.15
Un premier sotto assedio tra avversari interni e esterni
di Massimo Franco
Sta prendendo corpo un’offensiva concentrica nei confronti del Pd renziano. La prima viene dall’interno del suo stesso partito. Mette all’indice le difficoltà che incontra a livello locale. E tenta di attribuirne la responsabilità al doppio incarico di segretario e presidente del Consiglio. L’altra arriva dalle opposizioni. E contesta come «presa in giro» l’annuncio dei finanziamenti che il premier ha deciso in materia di sicurezza e a favore dei diciottenni; e ironizza sul peso leggero che l’Italia mostrerebbe a livello internazionale.
Si tratta di una doppia campagna insidiosa, per Matteo Renzi, perché coglie aspetti comunque controversi. Le difficoltà che il rinnovamento incontra nella scelta dei candidati a sindaco sono evidenti. Da Napoli, a Roma, a Milano, le vecchie alleanze di sinistra con Sel sono in crisi; ma non decollano ancora quelle che potrebbero dare consistenza ad una coalizione dai connotati moderati. E infatti l’ipotesi di primarie col Ncd solleva mille obiezioni. Il risultato è un Pd in bilico tra il verbo renziano e la nomenklatura tradizionale.
Da questo punto di vista, lo scontro sul ritorno di Antonio Bassolino come possibile sindaco di Napoli è emblematico. Permette a tutti gli oppositori più o meno occulti del premier di proclamare ad alta voce che il Pd arranca dovunque in Regioni e Comuni; e rischia grosso alle Amministrative di primavera. Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, sostiene che «il partito sta patendo il doppio ruolo di Renzi». E lo definisce con un filo di ironia «napoleonico». Con malizia, si può ricordare che Napoleone Bonaparte è un personaggio perdente, alla fine.
È chiaro che dietro queste critiche si avverte la voglia di bilanciare il potere del premier mettendolo in discussione come segretario di un «Pd incompiuto», come ha detto l’ex presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, evocato dagli avversari di Palazzo Chigi. Contro il governo sono schierate tutte le opposizioni, che contestano la linea responsabile di Renzi nei confronti del terrorismo. La visita-lampo di ieri mattina a Parigi per incontrare il presidente Francois Hollande è stata liquidata come un gesto di debolezza. Quanto ai fondi destinati alla sicurezza, l’attesa del «placet» europeo fa parlare FI di una scatola vuota.
L’accusa è quella di sempre: Renzi sarebbe maestro di annunci, senza però dare seguito a quanto promette. Si tratta di una polemica destinata a non finire mai; e che si invelenisce dopo la decisione di dare 500 euro ai diciottenni per la formazione culturale. È una mossa elettorale, protestano le opposizioni. Beppe Grillo usa il proprio blog per denunciare «il nuovo bluff del Bomba», e cioè di Renzi. Sarebbe «un nuovo tentativo di compravendita del voto». Di unità nazionale, insomma, non c’è neanche la traccia più superficiale.