Corriere 27.11.15
La Francia al tempo del terrorismo «non rispetterà i diritti dell’uomo»
Parigi: deroghe sulle libertà fondamentali
L’invito del governo: una bandiera a ogni finestra
di Stefano Montefiori
PARIGI Con una lettera firmata dall’ambasciatrice Jocelyne Caballero e indirizzata al segretario generale Thorbjørn Jagland, mercoledì 24 novembre, la Francia ha notificato al Consiglio d’Europa che lo stato di emergenza e le altre norme varate dopo gli attentati di Parigi potranno comportare «una deroga agli obblighi che derivano dalla Convenzione di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali». La Francia, il Paese dei diritti dell’uomo, avverte che si appresta a violarli (o che l’ha già fatto), costretta dalla lotta al terrorismo.
È una decisione che ha pochi precedenti, e che mostra quanto i massacri del 13 novembre stiano mettendo alla prova il Paese. Per tutto il mondo, e anche per i politici francesi che amano ripetere questa formula come un segno della grandeur che ancora resiste, «la Francia è la patria dei diritti dell’uomo» perché la Dichiarazione del 26 agosto 1789 è uno dei testi fondamentali della Rivoluzione francese, l’atto di nascita della Repubblica. A quella si sono ispirati i testi dell’Onu — non a caso approvato a Parigi, nel 1948 — e del Consiglio d’Europa. Ed è in Francia, a Strasburgo, che siede la Corte europea incaricata di fare rispettare la Convenzione approvata nel 1953.
Ma queste sono giornate eccezionali per la Francia. Tanto che un presidente socialista come Hollande si re-impossessa del tricolore nazionale, la bandiera bleu-blanc-rouge esibita spesso dal Front National, e chiede a ogni francese di farla sventolare dalla finestra in occasione dell’omaggio solenne alle vittime previsto per questa mattina (bandiere presto introvabili, il governo consiglia di dipingersi i colori sul volto come allo stadio o di stamparle al computer).
I diritti dell’uomo che i Paesi del Consiglio d’Europa sono tenuti a rispettare comprendono la libertà e la sicurezza, il diritto a un processo equo, il rispetto della vita privata e familiare, libertà di pensiero, coscienza e religione, divieto di discriminazione, libertà di espressione e di associazione. Diritti che la Francia, è questo il senso della sua comunicazione al Consiglio, potrebbe essere costretta a infrangere.
«La minaccia terroristica in Francia riveste un carattere durevole, viste le indicazioni dei servizi di intelligence e il contesto internazionale — si legge nel documento —. Alcune misure (per esempio lo stato di emergenza, ndr ) sono apparse necessarie per evitare il compimento di nuovi attentati terroristici».
La deroga al rispetto dei diritti dell’uomo è prevista dalla Convenzione, all’articolo 15 che infatti viene invocato dalla Francia. Vi si può ricorrere in caso di guerra o «di un altro pericolo che minacci la vita della nazione», a patto che il mancato rispetto sia limitato «alla stretta misura che la situazione esige» e che non sia in contraddizione con il diritto internazionale. Non sono ammesse deroghe quanto al diritto alla vita e al divieto di tortura. Quanto al resto, la Francia mette le mani avanti nella speranza di evitare future condanne dalla Corte di Strasburgo.
In passato l’articolo 15 è stato invocato raramente: dalla Gran Bretagna e dall’Irlanda nella lotta all’Ira, e dalla Turchia nella repressione dei curdi. Molte voci si sono già levate contro le perquisizioni di larga scala — 1.616 dall’inizio dello stato di emergenza —, giudicate da alcuni arbitrarie ma efficaci secondo la polizia.