martedì 24 novembre 2015

Corriere 24.11.15
Pd diviso su primarie e veto a Bassolino
di Alessandro Trocino

Le date
La minoranza: bisogna evitare certi raggiri Il premier: si deciderà tutto a metà gennaio La differenza Il primo cittadino milanese: da noi una iniziativa di coalizione, altra cosa quella pd
Da sinistra no a misure anti ex sindaci. Il candidato si appella a Renzi: diceva che le regole non si cambiano Il segretario: moratoria di due mesi sul tema, gazebo il 20 marzo. Ma Pisapia: a Milano si vota il 7 febbraio

ROMA No a norme «ad excludendum», a partita in corso. I vertici del partito starebbero pensando a una norma per vietare agli ex sindaci di candidarsi alle primarie. E la sinistra del partito insorge, all’unisono, per un’ennesima battaglia interna che lacera il Pd. Non è solo la minoranza pd a contestare le nuove regole: perché l’unificazione al 20 marzo della data delle primarie sembra a qualcuno un modo per scoraggiare le primarie di coalizione, allontanando la prospettiva di ricostruzione del centrosinistra. Ma le regole annunciate dai dirigenti del Pd — Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani — non sono ancora state varate e potrebbero non essere mai approvate. Perché anche nella maggioranza dem c’è un forte malumore ed è possibile che il divieto alla fine si trasformi in una semplice posizione politica che «scoraggia» la ricandidatura degli ex premier. Ieri, alla direzione del Pd, Matteo Renzi decide di prendere tempo e annuncia: «Propongo una moratoria nella discussione sulle primarie fino a gennaio. Scegliamoci dei tempi, ma nel frattempo non diamo l’idea di essere totalmente disassati rispetto a quello che sente la gente». E aggiunge: «Decideremo della questione primarie il 10-15 gennaio. Con un invito ragionevole a fare in una data unica, il 20 marzo, le primarie tutti insieme a livello nazionale». Quanto alle questioni interne, Renzi spiega: «Il 5 e 6 dicembre ci saranno i banchetti in piazza. Ringrazio Cuperlo e Speranza che hanno spostato la loro iniziativa al 12, giorno della Leopolda. Va bene che siano insieme. Quest’anno nessuna polemica su Leopolda e contro-Leopolda».
Non è un segreto per nessuno che tra gli obiettivi del possibile veto ci sia Antonio Bassolino, storico sindaco di Napoli che ha appena annunciato la sua intenzione di tornare in campo per sfidare Luigi de Magistris. Situazione diversa ma non meno complicata a Roma, dove Ignazio Marino, scaricato dal Pd, potrebbe tentare di ritornare in pista. Bassolino risponde mostrando ai giornalisti un’agenzia del premier: «Sono d’accordo con Renzi: le regole non si cambiano, l’ha detto il 21 ottobre». Poi si dice sicuro: «La regola non ci sarà».
Bassolino giudica «non una cosa di grande stile», il comunicato «anonimo» del Pd che contesta la sua candidatura. E spiega di aver aspettato invano un altro candidato, per poi fare «una cosa renziana»: «Ho detto “eccomi”». Contro l’esclusione si schiera anche Umberto Ranieri, che considera «una follia queste discriminazioni».
Ma è nella minoranza che si scatena la reazione contro l’ipotesi divieto. «I problemi politici — dice Roberto Speranza — si affrontano con la politica, non cambiando le regole». E neanche con quelli che Nico Stumpo definisce «raggiri burocratici». Per Miguel Gotor, «il modo migliore per rafforzare la candidatura di Bassolino è quello di trasformarlo in un martire civico di vecchi e nuovi apparati». Anche Gianni Cuperlo dice no alle «regole ad personam».
E da Milano si fa sentire il sindaco Giuliano Pisapia sulle primarie al 20 marzo: «Una cosa sono le primarie del Pd, un’altra quelle milanesi di coalizione: per le prime è legittimo che decida il Pd, per le seconde la data è già stata fissata, al 7 febbraio». Da Pisapia una stoccata anche alla sinistra: «Dobbiamo essere duri con chi ci vuole dividere da sinistra».