sabato 21 novembre 2015

Corriere 21.11.15
La politica sceglie di sospendersi
Non aumenta la fiducia nelle istituzioni nonostante le minacce
Così sta cambiando l’Italia
di Francesco Verderami


Loro sono qui. E siccome nell’ombra non c’è niente di più reale che avvertire una presenza, la politica ha decretato per se stessa uno stato d’emergenza. a pagina 20

Loro sono qui. E la politica è sospesa. In Parlamento, senza confusione di ruoli e senza strepiti, vengono licenziati a stretto giro la legge di Stabilità e il decreto per le missioni militari, con la maggioranza che pubblicamente riconosce «i meriti» alle forze di opposizione. Il futuro incombe per tutti, c’è da capire cosa accadrà e anche come si comporterà il Paese. Perciò nessuno tiene in particolare conto i sondaggi sulle variazioni decimali dei partiti nell’ultima settimana. Piuttosto si riflette sui report che descrivono l’umore dei cittadini, l’approccio diverso rispetto a un fenomeno che pure li accompagna dall’Undici settembre.
A Palazzo Chigi, il fatto che la fiducia nei riguardi del premier (40%) e del suo governo (38%) sia rimasta stabile dopo i fatti di Parigi sarà questione da valutare. Perché solitamente dopo un evento drammatico — e a fronte di una minaccia esterna — si registra un’impennata di consenso per le istituzioni, considerate una forma di scudo, una specie di riparo. Andrà studiato se l’opinione pubblica si è mitridatizzata o se questo è segno di una nuova e relativa indipendenza.
Ma che loro siano qui è una percezione chiara anche per il Paese, se è vero che a caldo, all’indomani del 13 novembre, solo il 12% degli italiani si dichiarava pronto a cambiare le proprie abitudini. Pochi giorni più tardi la percentuale si è triplicata (36%), a testimonianza che più passa il tempo più i cittadini avvertono la vulnerabilità. Ecco il motivo che sta spingendo il premier a iniettare massicce dosi di messaggi tranquillizzanti, per evitare che una condizione psicologica negativa dei cittadini incida sulle aspettative di fiducia nel futuro (che stava invece risalendo) e impatti sui consumi gelando la ripresa.
In questo momento però gli eventi gli hanno strappato lo story-telling dalle mani. Allora si capisce perché da giorni Renzi reagisce a ogni stormir di notizia dei servizi e della rete, così come Alfano trattiene il respiro quando resta da solo nella sua stanza al Viminale dopo l’ennesima riunione. Gentiloni e la Pinotti sono perfettamente consapevoli di quanto sta accadendo, «ma quella parola sulle mie labbra avrebbe un effetto dirompente per il ruolo che ricopro», si spiega il ministro della Difesa: «Perciò quella parola non la pronuncio». Come fa il titolare della Farnesina. E come ha chiesto il premier: «Nessun leader mondiale l’ha usata in questi giorni, tranne Hollande».
Non è solo una questione di sondaggi in questo caso, è acclarato il fatto che l’Italia sia contraria a indossare mimetica e scarponi, perché — come raccontava a suo tempo Berlusconi — «il nostro è un Paese di mamme». Ma se tutti i partiti si sono imposti una sorta di stato d’emergenza, se hanno preso tempo per riposizionarsi è (anche) perché l’Italia sta mutando sotto la spinta violenta della storia. Lo testimonia un report di Swg, con cui è stato misurato l’indice di gradimento verso i capi di Stato e di governo internazionali: ed è stupefacente come gli italiani preferiscano Putin (48%) a Obama (al 32%).
È cambiato tutto. E la sfida coinvolge le forze di maggioranza e di opposizione, che infatti — dopo un’iniziale fiammata — stanno evitando di esporsi, e hanno accettato di comune accordo di sospendere la politica. I Cinquestelle sono arrivati a spaccarsi in Parlamento per decidere se dare o meno il loro sostegno al governo sulle missioni militari, così come Berlusconi ha decretato una forma di embargo ad interim negli attacchi a palazzo Chigi, sebbene sugli affari esteri ripeta sempre che «avevo ragione io quando ho cercato di evitare la spedizione contro Gheddafi. Guardate che disastro». In fondo, glielo riconosce lo stesso Renzi, che a sua volta ha cambiato i suoi toni e il suo linguaggio. Solo una volta ha perso il filo della nuova narrazione, quando ha svelato il «ruolo importante» avuto dai servizi italiani nell’individuazione del tagliagole Jihadi John. Ma da palazzo Chigi è calata un’immediata cortina mediatica. Perché loro sono qui.