Corriere 17.11.15
Quello che (ancora) non sappiamo dagli obiettivi mancati ai complici
di Guido Olimpio
WASHINGTON L’indagine ruota attorno a Francia, Belgio, Siria. Molti gli aspetti chiariti, altri restano da decifrare.
Il commando
Era formato da 8 elementi, la maggior parte di loro è stata in Siria. Sei già identificati. Non è chiaro chi sia l’artificiere e chi il capo cellula. Il ricercato Salah Abdeslam è stato indicato da alcuni come l’uomo che ha preparato gli ordigni, media francesi hanno invece sostenuto che sarebbe Mohamed Amri, fermato in Belgio e trovato in possesso di sostanze chimiche per mettere a punto la miscela nota come «madre di Satana». Resta da comprendere perché Salah non sia morto come i suoi compagni. Probabile che abbia un altro compito e sia «spendibile». Ormai acclarato il legame operativo con la presunta mente dell’Isis a Raqqa, Siria, il belga Abdelhamid Abaaoud, vecchia conoscenza dell’antiterrorismo.
I kamikaze
All’inizio si è parlato di operazione ben organizzata, in realtà stanno emergendo incongruenze. Gli attentatori suicidi volevano farsi esplodere nello stadio, ma sono rimasti fuori, rallentati dai controlli. Possibile che non abbiano tenuto conto dei «tempi» di accesso all’impianto sportivo? Forse — è la tesi — hanno ricevuto le fasce esplosive e l’ordine, senza però eseguire una ricognizione in zona. Un errore che ha evitato un bilancio ancora più grave.
L’obiettivo
Nel comunicato di rivendicazione l’Isis afferma che i suoi mujaheddin hanno colpito anche il 18esimo arrondissement. Però qui non è avvenuto nulla. Colui che ha preparato il documento si è sbagliato oppure era in programma un attacco anche in questo quartiere? Non è un aspetto secondario: potrebbe significare la presenza di altri elementi sui quali si è a lungo speculato. Alcune indiscrezioni hanno parlato di un gruppo di 20 terroristi, numero che appare forse eccessivo.
Gli allarmi
Turchia e Iraq hanno sostenuto di aver passato segnalazioni alla Francia sul rischio di attacchi. Indicazioni in questo senso sarebbero arrivate anche dall’intelligence Usa, Obama però ha smentito. È un tema delicato in quanto rischia di ampliare le polemiche sui buchi nella sorveglianza. Le note d’allarme tra Paesi sono quotidiane, numerose, spesso vaghe e non circostanziate. Che esista un pericolo di attentati è una situazione evidente, altra cosa dire che agiranno in quella città o contro quel jet. Toccherà al governo di Parigi chiarire.
Le comunicazioni
Come hanno comunicato tra loro i militanti? Si è parlato di apparati criptati, di uso dei videogame online che permettono di scambiarsi informazioni. I criminali sanno delle intercettazioni a tappeto condotte da Nsa, britannici ma anche francesi. Hanno adottato contromisure? Magari si sono limitati a utilizzare cellulari usa e getta.
Le armi
I kalashnikov possono essere stati acquistati sul mercato nero in Belgio o in Francia. Magari anche attraverso i rifornitori della mala. A Marsiglia i trafficanti regolano i conti proprio con il mitra Ak. L’esplosivo lo avranno fabbricato in casa usando ingredienti facilmente reperibili dal ferramenta e nei supermercati. L’inchiesta non esclude però altri canali.