Corriere 16.11.15
L’ebreo con il gemello nazista
Si è spento a 82 anni Jack Yufe La loro storia «impossibile» era diventata un caso di scuola
All’uomo, sempre a caccia di cose eccezionali, sono apparse interessanti dall’origine dei tempi le coppie di gemelli, soprattutto di gemelli identici o monozigoti, che condividono cioè il 100% del loro patrimonio genetico. Molti studi sono stati condotti su di loro, soprattutto se i due membri della coppia sono stati separati alla nascita e cresciuti in famiglie e in ambienti diversi. Il loro studio si ritiene possa illuminarci su quanto di noi è specificato dal nostro patrimonio genetico e quanto dalle vicende della nostra vita, anche nel campo dei comportamenti.
Per questo motivo sono state rintracciate molte coppie di gemelli che si trovano in tale situazione. Una di queste è composta da due fratelli originari di Trinidad ma separati a pochi mesi di vita e cresciuti in ambienti estremamente diversi. Si tratta di Oskar Stohr e di Jack Yufe. Uno è cresciuto in Germania e ha avuto trascorsi nazisti, mentre l’altro ha condotto una vita ordinaria come membro di una comunità ebraica americana, prima in America Centrale, poi negli Stati Uniti. Jack Yufe si è spento in questi giorni in California all’età di 82 anni (mentre il gemello Oskar Stohr era morto di tumore al polmone nel 1997) e ciò ha riportato agli onori della cronaca la loro storia, definita incredibile dalla stampa mondiale. Nonostante la grande diversità delle loro vite, i due gemelli mostravano caratteri incredibilmente somiglianti, nell’aspetto fisico e in molte loro preferenze personali. Per esempio la prima volta che si sono incontrati, a 21 anni, erano vestiti quasi uguali, baffi sottili simili, occhiali con la stessa montatura di metallo e giacche dello stesso colore. Si è scoperto che camminavano allo stesso modo, avevano la stessa strana calma e mostravano identiche stranezze, tra cui una predilezione per spaventare gli altri con forti starnuti.
È inutile dire che in casi come questi colpiscono le similitudini, che spesso vengono accentuate e messe in risalto, mentre passano in secondo piano le differenze, che pure esistono. Per quanto ne sa la scienza di oggi, ciascuno di noi è figlio di tre componenti fondamentali: il patrimonio genetico, gli eventi rilevanti della vita trascorsa e una non trascurabile componente biologica casuale, non facilmente ascrivibile né all’azione dei geni né a quella delle vicende ed esperienze della vita. Naturalmente non tutte le caratteristiche, somatiche o comportamentali, risentono allo stesso grado della componente genetica. L’altezza di una persona, per esempio, è più influenzata dalla genetica che non il suo peso. Se sono presenti poi malattie genetiche anche lievi, queste rispondono alla genetica e molto meno all’ambiente, mentre se uno si ammala di una grave malattia infettiva o va incontro a un incidente stradale è in genere poco utile, anche se non totalmente inutile, considerarne le cause genetiche. Non ci si deve stupire poi se alcuni comportamenti rivelano una componente genetica. In questi giorni è stato individuato nei moscerini un comportamento codificato da un solo gene, che produce non una proteina ma un piccolissimo Rna regolatore!